INTEGRATIO, Places of Cultural Integration and perspective from visiting to meating - GO TO HOME PAGE
| GO TO ENGLISH VERSION

Insediamenti rupestri

Lo sviluppo di numerosi insediamenti rupestri sulla Costa d'Amalfi va ricondotto al fenomeno dell'eremitismo, a sua volta legato al monachesimo orientale qui presente già a partire dall'VIII secolo d.C.
Secondo alcuni studiosi, questa forma di culto che privilegiava la vita ascetica assunse ad Amalfi caratteristiche particolari e differenti da quelle riscontrabili nel resto della Campania perché qui non fu mediata da fasi ed influenze riconducibili alla diffusione del monachesimo orientale nell'Italia meridionale e in Sicilia. La Costa d'Amalfi accolse monaci che giungevano direttamente dall'Oriente, in fuga dalle persecuzioni iconoclaste di Leone III Isaurico ed abituati ad una forma di culto ascetica ed eremitica: mancando monasteri di rito greco, questi monaci scelsero di abitare le numerose caverne offerte dalla morfologia dei luoghi.
L'evoluzione che interessa molti degli insediamenti rupestri della Costa e che consiste nel passaggio ad una struttura monastica più ampia solitamente di regola benedettina, corrisponde al cursus dell'esperienza monacale così come ci viene descritta da S. Teodoro Studita (IX sec. d.C.). Il monaco illustra i tre stati della vita monacale bizantina: l'uomo che «vive esercitando la virtù nel ritiro e nella solitudine» è l'anacoreta o eremita; l'uomo che «vive nel silenzio assieme ad un altro o a due» è l'esicasta; infine l'uomo che «vive con grande tolleranza in un monastero cenobiale» è il cenobita.
Quando più eremiti abitanti in grotte o capanne separate si uniscono sotto la guida spirituale di un superiore si forma una laura (nel nostro territorio è il caso del sito della SS. Trinità di Amalfi), che raccoglie intorno ad un santo eremita altri monaci che vivono la medesima esperienza. Il passo successivo consiste nel raccogliere in una stessa struttura più monaci che seguono una regola propria o si associano alla regola di un centro religioso vicino: a questo punto nasce un cenobio (S. Maria de'Olearia a Maiori mostra il passaggio da una fase ad un'altra).
In questo processo evolutivo la componente latina di regola benedettina non esercitò inizialmente un'influenza determinante: essa attraversava infatti un periodo di crisi a causa delle invasioni longobarde. Quando però la tradizione religiosa orientale cominciò a spegnersi sulla Costa d'Amalfi anche a causa dell'opera politica dei Normanni, lo spirito benedettino riunì i luoghi di culto orientali per trasformarli attraverso l'Abbazia di Cava de'Tirreni.
Interessante è notare che nel territorio amalfitano sostarono per lungo periodo due delle maggiori figure del culto basiliano: S. Elia da Enna, che fuggendo da Taormina nel 902 giunse con alcuni discepoli ad Amalfi; S. Saba da Collegano, calabrese, che dimorò a lungo in una grotta nel territorio di Atrani (la grotta dei Santi?) e che deve forse essere posto in relazione con quell'abate Saba che, nel 986, ottenne di trasformare la Chiesa di S. Giovanni a Vietri sul Mare in un luogo di culto a rito greco.

Maiori
1. Eremo dell'Avvocata
La chiesa, che svetta sulla sommità del monte Falerzio alle cui pendici si snoda l'abitato di Maiori, è dedicata alla Beata Vergine Avvocata e fa parte di un complesso la cui parte più antica è costituita dalla grotta.
Nel 1485, ad un pastore maiorese apparve in questa grotta la Vergine, che gli chiese di edificare un luogo di preghiera proprio lì dove gli era apparsa presentandosi col titolo di Avvocata. Il Cinnamo (così si chiamava il pastore) edificò nella grotta una cappella successivamente ingrandita dai Padri Camaldolesi che nel 1682 presero in custodia il convento che lì era sorto. Il Cinnamo, oltre alla grotta, rese luogo di culto varie costruzioni che egli stesso aveva erette. Lo storico Camera così descrive la chiesa: «[...] ad un'unica navata ed un solo altare[...] La porta maggiore della Chiesa era rivolta a settentrione con davanti un ampio cortile lastricato in pietra». Questa chiesa, nel momento in cui fu soppresso il convento, cadde in disuso e fu distrutta da un incendio nel 1838.
La parte più importante del complesso rimane la grotta dove è possibile vedere la parte esterna della cappella con la scena dell'Annunciazione, mentre sull'altare è ritratta l'apparizione della Vergine al pastore. Sulla volta sono rappresentati i dodici apostoli circondati da angeli. Da questa cappella si aprono due scale che conducono una a due pozzi per la raccolta dell'acqua, l'altra ad una cavità più vasta forse sede originaria del culto.
Con la soppressione del convento anche la grotta non fu più frequentata e solo nel 1892 si ebbe la concessione di tutte le strutture per il pubblico culto: la chiesa fu quindi riedificata.
Poco lontano dalla cappella vi è un'altra cavità con strutture architettoniche chiamata Grotta Salese dal nome del brigante che qui si nascondeva. Si può vedere sulla parete di fondo della grotta una serie di tre piccoli archi di cui quello centrale, più ampio, chiuso con funzione di fontana per l'acqua che fuoriusciva dalla sorgente. Le strutture sono ottocentesche.
2. S. Maria de Olearia
In una delle gole formate dal monte Falerzio lungo la strada statale che da Vietri sul Mare conduce a Maiori sorge un altro insediamento rupestre, importantissimo perché il ciclo pittorico che conserva rappresenta una delle rare testimonianze di pittura medievale. La fondazione di questo insediamento risale secondo l'Ughelli al periodo in cui era vescovo di Amalfi Leone, quindi tra il 994 e il 1029. Fu infatti un eremita, un certo Pietro con il nipote Giovanni, a chiedere a quel tempo di potersi ritirare nella grotta in precedenza adibita alla produzione dell'olio (da qui l'epiclesi "Olearia").
La stratificazione degli edifici di culto che si è venuta a creare nel corso dei secoli è strettamente legata alle fasi attraverso cui si è proceduto alla copertura pittorica delle pareti. Il nucleo più antico è quello più in basso (a quota + 10 m dalla strada), detto "catacombe" e diviso in tre ambienti: di questi, il vano più interno è un ossario preceduto da un altro che presenta tre piccole absidi ad E, di cui due interamente affrescate (in una un angelo con una figura che forse è Cristo, nell'altra un santo benedicente, un monaco e S. Giovanni Battista). Il vano antistante questa cappella (la presenza delle tre absidi la configura tale) presenta sulla parete E un affresco che rappresenta «l'offerente con il modellino della chiesa, un santo, la Vergine ed un santo guerriero (forse S.Giorgio)». I dipinti si datano, grazie all'analisi stilistica, alla fine del X secolo, anche se quelli del vano antistante la cappella sono leggermente più tardi ed ascrivibili al periodo in cui l'eremita Giovanni, ottenuto il luogo dallo zio Pietro, ingrandì le strutture anche a seguito di un miracolo che lo aveva interessato: l'Ughelli racconta infatti che questo giovane, mentre si recava ad Amalfi per vendere ceste di vimini, fu inseguito dal diavolo e che per miracolo gli crebbe una lunga barba che lo sottrasse al desiderio del demonio.
Il complesso fu sicuramente ingrandito quando il figlio di Roberto il Guiscardo lo concesse nel 1087 all'abbazia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni. A questo periodo dovrebbe risalire la piccola chiesa costruita 4m più in alto della catacomba e datata da un'iscrizione presente all'ingresso (AD MCX) e riferibile all'anno di costruzione. La chiesa, orientata ad E, è composta da due vani absidali paralleli e da un altro perpendicolare e va ad incastrarsi nella parte più interna della cavità naturale. Presenta un ciclo pittorico che svolge i temi dell'Incarnazione (Annunciazione, Visitazione, Natività, Annuncio ai pastori e Adorazione dei Magi) e della Passione (Crocifissione con i dolenti) arricchiti dalla rappresentazione di Davide e Salomone e dei Profeti (Vecchio Testamento). Secondo lo studioso Antonio Braca, questa commistione di temi svolti con scioltezza e con una conoscenza approfondita del ductus bizantino riconduce la produzione del ciclo pittorico all'ambiente benedettino.
Al sopra della chiesa fu costruita, sicuramente dopo il 1100, una cappella con abside a N e accesso dalla chiesa stessa. Questa cappella, dedicata a S. Nicola, presenta un ciclo di affreschi riferiti a questo santo. Nell'abside è riprodotta la Madonna affiancata da S. Nicola e S. Paolino e, sulla parete, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Sui lati lunghi si possono ancora parzialmente leggere le storie della vita di S. Nicola (il santo che salva tre innocenti dalla decapitazione; il santo che appare in sogno all'imperatore Costantino e al governatore Ablavio per liberare tre soldati imprigionati ingiustamente; il santo che libera i marinai dalla tempesta). Nella fascia superiore la solita teoria dei Santi serve a campire di colore tutta la superficie disponibile, mentre in un riquadro fu successivamente dipinta una scena di due pavoni che bevono ad una coppa.
Tutti gli affreschi del complesso di S. Maria de'Olearia sono indicativi del clima culturale ma anche dei sentimenti religiosi (S. Nicola è protettore dei marinai) della Costa d'Amalfi, crocevia di influenze orientali e bizantine e di ambiente benedettino ricollegabili all'Abbazia di Cava de' Tirreni.
Interessante è anche cogliere la stratificazione con gli edifici vicini che, ora adibiti ad abitazioni private, dovevano appartenere alla fase di maggior evoluzione monastica (si ricorda il processo evolutivo da eremo a cenobio). Dopo questa fase il complesso fu completamente abandonato, e solo da un decennio il restauro ha reso nuovamente possibile ammirare il ciclo pittorico.

Tramonti
1. Cappella di S.Angelo a Gete
Nella frazione di Gete, accanto ai resti della Chiesa di S. Angelo già presente nel 1181 e distrutta da un'alluvione nel 1735, è possibile ammirare la cappella rupestre dedicata a S. Angelo e probabilmente costruita su di un precedente luogo di culto pagano (spesso si verifica questa sovrapposizione).
La cappella è a pianta quadrata, divisa in due navate e coperta da volte a crociera a sesto acuto sorrette da un pilastro e da due colonne. La struttura è absidata ed era decorata da un affresco riproducente la Madonna delle Grazie.
A desta si apre un piccolo vano elicoidale coperto da una cupola abbellita da ciottoli di fiume che riproducono motivi floreali. Al di sopra di questo si apre un altro piccolo vano decorato da motivi stelliformi e riconducibile, secondo gli studiosi, ad un sepolcro tardo antico.

Minori
1. Grotta dell'Annunziata
All'interno della grotta dell'Annunziata, che si apre tra l'abitato di Maiori e quello di Minori, i pescatori della zona costruirono una piccola chiesa dedicata alla "Madonna dei pescatori". Della struttura a due navate rimangono solo qualche lacerto murario e l'edicola con l'affresco. Il soggetto principale è la Madonna, circondata da pescatori ritratti nello svolgimento del loro mestiere. Gli elementi decorativi che circondano la Vergine, gli alberi di limoni e il paesaggio, mostrano la mano ingenua del pittore.

Atrani
1. Grotta di San Michele
All'esterno del centro urbano di Atrani (poco più a S della grotta si vede la porta di accesso da N all'abitato), sul lato E della parete di roccia si apre questa grotta che ha svolto per decenni il ruolo di cimitero e, durante il secondo conflitto mondiale, quello di rifugio antiaereo. All'interno della cavità, a cui si accede attraverso una ripida scala, fu costruito un altare con un dipinto su lamiera del Cretella risalente al 1930: il dipinto riproduce la caratteristica iconografia di S. Michele. Da una seconda scala si sale in un vano più in alto, coperto da una volta e privo di qualsiasi decorazione. Ai piedi della cavità passa la vecchia pedonale che univa Ravello ad Atrani.
2. Grotta dei Santi
Di questa grotta, posta poco lontano dalla vecchia pedonale che congiunge Atrani ad Amalfi, non appare notizia in nessun documento antico. Gli studiosi l'hanno messa in relazione con il monastero dei SS. Cirico e Giuditta, fondato in grotta alla fine del X secolo in un punto imprecisato del territorio atranese.
La cavità non presenta strutture murarie ma una duplice decorazione pittorica, costituita da due teorie di santi di cui una ne presenta cinque (tre ben conservati) e l'altra quattro più un santo guerriero. Non è stato possibile procedere all'identificazione dei santi, ma risulta interessante la loro realizzazione e datazione. Le figure si stagliano sulla parete dipinta solo per ¾, mentre la parte più in alto (dove è riprodotta la testa del santo) risulta solo intonacata. I corpi dei santi, avvolti in un panneggio molto statico anche se avviluppante le forme mediante la «contrapposizione delle linee verticali ed oblique del chitone», sono di colore diverso rispetto alla parete e si dispongono, mediante ingenui mezzi pittorici, su più livelli. Grazie a rapporti stilistici con altri gruppi scoperti in Campania (Olevano sul Tusciano, Grotta di S. Biagio a Castellammare di Stabia), questi dipinti vengono datati alla fine del X secolo e si ricollegano alla decorazione pittorica simile, anche se più evoluta, del complesso di S. Maria de'Olearia.
Gli affreschi di Atrani richiedono un immediato intervento di recupero e restauro.

Pontone (Scala)
1. Grotta del Salvatore
Poco lontano (ad O) della Torre dello Ziro, le fonti storiche collocano un insediamento rupestre dedicato a Cristo Salvatore: delle strutture che lo componevano la maggior parte è stata distrutta dal tempo e dall'incuria. Quello che sopravvive si trova nella zona più interna della cavità naturale ed è costituito dal peduccio dell'arco di ingresso e dai resti di un affresco sulla parete di fondo. La parte del dipinto ancora visibile riproduce una "Madonna annunziante" e probabilmente un trittico di santi di cui uno risalta per il colore rosa dei capelli e per l'aureola dorata sul fondo azzurro del riquadro ed è incorniciato da un motivo che riproduce una monofora di marmo.
I resti di una pittura di cui sono visibili parti di un trono e di una piccola testa fanno supporre una Madonna in trono con Bambino. Sulle strutture superstiti di un'abside è possibile leggere l'iconografia del Salvatore, rappresentato frontalmente. Altri personaggi dovevano trovarsi nella zona a sinistra del punto in cui sorgeva l'altare, dove tracce di colore arancione e marrone disegnano la tunica e i calzari di una figura seduta.
Il sito è visitabile a condizione di un'opera di pulizia della zona ed unitamente alla Torre.

Ravello
1. Chiesa di S.Angelo dell'Ospedale
La chiesa, annessa ad un'antica struttura di sosta per i pellegrini ora del tutto scomparsa, si trova a metà strada tra il centro storico dell'abitato e Piazza Fontana Moresca. Essa risulta citata in un documento del 1039 ed occupa una cavità naturale lunga circa 30,00 m, collegata ad un'altra cavità simile e ad essa parallela mediante un cunicolo ad U. La struttura presenta sulla strada una facciata in fabbrica, con profilo a capanna incorniciato da due colonne e risulta divisa in due ambienti a pianta rettangolare mediante un altare.
Il vano più interno, sicuramente il primo luogo di culto, termina con un'abside e le pareti si saldano alla roccia in maniera molto armonica. L'altare dell'ambiente più esterno è visibile nella sua fase più recente, quando alla fine del XIX secolo subì un restauro e fu abbellito dall'affresco della Madonna con Bambino. La decorazione geometrica delle pareti laterali rivela invece suggestioni del XIV secolo. Già nel 1100 dovette esserci una fase di ampliamento tesa all'adeguamento dei vani al modello a cinque absidi, che qui ne realizza solo tre per mancanza di spazio.
Interessanti sono il piccolo pulpito del Duecento poggiante su colonne, di cui una con capitello in marmo bianco dalla pregevole fattura, ed una serie di vani absidali a cui si accede dalla sacrestia, a destra dell'altare.
Tutto il complesso, fornito di una cisterna ancora utilizzata e posta sotto il pavimento dell'ambiente più esterno a cui l'acqua affluiva da una vasca di raccolta situata in uno dei vani più interni, racchiude numerose colonne, molto piccole ma caratterizzate da capitelli che mostrano decorazioni di chiara influenza europea.
La piccola cappella ha accanto un campanile a quattro piani, non sempre comunicanti tra loro perché poggianti in alcuni punti direttamente sulla roccia.
Le fasi edilizie della struttura mostrano chiaramente che questa cavità dovette essere utilizzata in un primo tempo come luogo di culto in grotta (una laura) e solo dopo, in un momento coincidente con l'ampliamento, dovette trasformarsi in cenobio e luogo di sosta per i pellegrini (il vicino Ospedale).
2. Grotta di Santa Barbara
Interamente costruita in un'ampia cavità naturale lungo la cordonata che corre ai piedi del pianoro dove sorge Villa Cimbrone, questa chiesa sopravvive allo stato di rudere. In antichità aveva tre altari e possedeva la preziosa reliquia del cranio di S. Barbara racchiuso nella testa d'argento, offerta da Giuliano Polverino nel 1435. La reliquia è ora conservata nel Museo del Duomo.
Questa chiesa risulta importante per il significato che rivestiva nel luogo dove fu costruita. Poco lontano si possono infatti vedere i resti di una vecchia calcara: S.Barbara, protettrice delle attività che utilizzano il fuoco, doveva proteggere coloro che lavoravano lì per la produzione della calce.

Tovere (Amalfi)
1. Grotta della SS.Trinità
In questa frazione del comune di Amalfi esistono i resti di un altro insediamento rupestre a cui si accede percorrendo un sentiero che parte da Via Maestra dei Villaggi. Questo complesso, molto ampio, è costituito da una serie di grotte che dal punto di vista gerarchico dovevano dipendere da quella più ampia che contiene le strutture superstiti di una chiesa.
La zona, a cui si accede attraverso un sentiero non sempre facilmente percorribile, è caratterizzata dalla presenza di numerose cavità che rivelano tracce di una passata presenza umana. I muri a scheggioni nei quali si aprono vani finestre chiudono le grotte a SE, dove pavimenti in battuto di lapillo dovevano agevolare l'abitabilità (spesso su questi muri resistono tracce di intonaci). Queste grotte dovevano costituire un complesso di laure basiliane facenti capo al vicino e maggior insediamento della SS. Trinità.
La chiesa, della quale si hanno notizie in un documento del 1138 facente parte del Codice Diplomatico Amalfitano, occupa la cavità terrazzata da E ad O da un muro di contenimento. La chiesa vera e propria appare come un unico vano rettangolare (non proprio regolare, infatti sono due rettangoli giustapposti) a tre absidi, di cui sopravvive molto poco in elevato. Tutti gli elevati sono infatti poco conservati ed un sedile in muratura sul lato N, insieme ai resti di un pavimento in battuto di lapillo, indica ancora la quota di calpestio.
Gli scavi condotti sulla struttura hanno permesso di accertare che nel corso della sua vita edilizia l'edificio subì un ampliamento di circa 3,00m in direzione E-O. Il primo nucleo, quindi, presenta grandi analogie con la cosiddetta "catacomba" di S. Maria de'Olearia e si ricollega allo stesso periodo cronologico. La differenza tra questo complesso e gli altri simili, anche al di fuori della Costa d'Amalfi, consiste nell'assenza di decorazioni pittoriche (tracce di colore rosso sulla parte inferiore delle due absidi maggiori inducono gli studiosi a ritenere che una cornice decorativa dovesse spiccare da 1,00 m a salire).
Sia all'esterno dell'edificio che all'interno di altre cavità è stata rilevata la presenza di cinque basse casse in muratura interpretate come tombe (due) per la presenza di un basso rialzo interno tale da fungere da cuscino per il defunto e come vasche per la raccolta dell'acqua ad uso degli eremiti.
Per la valorizzazione e la fruizione dell'intero complesso di grotte occorre un'urgente opera di risistemazione del sentiero e degli accessi.

Furore
1. Grotta di S.Barbara
Poco lontano dal centro abitato, in una grotta fu costruita in un momento non ben precisabile ma sicuramente anteriore al 1800, una piccola chiesa, ormai allo stato di rudere, preceduta da un atrio a pianta quasi quadrata sotto il quale fu ricavata una cisterna dove veniva raccolta anche l'acqua di una sorgente presente nella grotta.
La copertura a volta a sesto rialzato del vano d'ingresso presenta tracce di decorazione pittorica. La chiesa è a tre navate, absidata, con interventi strutturali del XIX secolo (costruzione di un muro davanti alle absidi). La decorazione pittorica meglio conservata presenta una Madonna con Bambino tra due monaci inserita tra due colonne con capitelli corinzi che sostengono una struttura architettonica a timpano.
A destra dell'entrata, un campanile a pianta quadrata completava il complesso religioso. Una grotta sottostante la chiesa contiene resti di pitture illeggibili, ma forse fu proprio questo il primo insediamento cultuale.

Bibliografia
A. Cerenza, L'organizzazione monastica nel Ducato di Amalfi, in Istituzioni civili ed organizzazione ecclesiastica nello stato medievale amalfitano, Amalfi, 1981, pag. 216 e ss.
Pertusi, Aspetti organizzativi e culturali dell'ambiente monacale greco dell'Italia meridionale, in L'eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII, Milano, 1965, pag. 382 e ss.
Caffaro, Insediamenti rupestri del Ducato di Amalfi, Salerno, 1986.
G. Fiengo - A. Abbate, Case a volta della Costa d'Amalfi, Amalfi, 2001.
Braca, Le culture artistiche del Medioevo in Costa d'Amalfi, Amalfi, 2003.
L. Mansi, Ravello sacra-monumentale, Ravello, 1895.
 
Approfondimenti
| FORUM
Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali - Villa Rufolo - 84010 Ravello - Italia - tel. +39.089.857669/089.858101