Tre secoli di storia turistica hanno lasciato il segno. Non si tratta di documentare l'origine degli stereotipi né, tantomeno, di vagheggiare e magari rimpiangere i luoghi e i paesaggi di un passato che non ci appartiene: la Costiera dei viaggiatori è parte integrante del patrimonio culturale nella misura in cui sguardi e percezioni, esperienze e narrazioni, gusti e sensibilità, canoni estetici e paradigmi culturali hanno interpretato e connotato i luoghi, impregnandoli di valori simbolici e attribuendo loro la forza comunicativa ed evocativa che tuttora possiedono. Lo stridente contrasto tra la realtà attuale e l'altra Costa, quella radicata nell'immaginario delle aspirazioni e delle suggestioni, va ben oltre la contraddizione che oppone i luoghi alla loro immagine promozionale: sprigiona da un patrimonio condiviso di valori e significati, un patrimonio che non si può in alcun modo scindere dall'identità dei luoghi e che tuttavia, offuscato e velato dal frastuono delle mistificazioni e degli stereotipi, stenta ad essere riconosciuto per ciò che è. Dall'originario incontro tra la Costiera e la cultura internazionale dei viaggiatori è scaturito un processo creativo di continui e reciproci scambi ed influenze che ha coinvolto i luoghi, i viaggiatori, le culture di origine e le rispettive identità. La non classicità di Amalfi, i connotati prima pittoreschi e poi sublimi del paesaggio che incita all'empatia con la natura, l'esotica seduzione della Ravello moresca ed arabeggiante, il colto e raffinato cosmopolitismo di Positano fino al trionfo della Maiori balneare appartengono tanto alla Costiera quanto ai suoi viaggiatori di ieri e di oggi, sono elementi comuni di un'identità condivisa che giustifica e motiva l'anelito all'incontro e al ritrovamento, anche in tempi di sconfortante banalità e facile mercificazione.