INTEGRATIO, Places of Cultural Integration and perspective from visiting to meating - GO TO HOME PAGE
| GO TO ENGLISH VERSION

II. La ceramica di Vietri

La notorietà di Vietri sul Mare è indissolubilmente legata all'artigianato ceramico, attività antichissima che oggi rappresenta uno dei cardini dell'economia locale.
Scambi commerciali di oggetti vietresi sono documentati già nell'899, quando si esportavano vasi e stoviglie alla volta di Taranto. Nei primi anni dell'XI secolo sono sicuramente presenti nel territorio vietrese personaggi riconducibili all'attività ceramica: per tutti basti ricordare Sergio Caccabellu,_1 che porta nel cognome una diretta allusione ai "caccabos", i vasi in creta.
Un ruolo importante nello sviluppo della produzione fu certamente svolto dall'Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, che aveva ricevuto in donazione il porto di Vietri dal duca Ruggiero e che, fondata nel 1020, influenzerà la produzione non solo in termini quantitativi, ma anche con riferimento agli stili della decorazione. Il territorio di Vietri era considerato, rispetto alla città di Cava dei Tirreni, la zona industriale, dove costruire impianti per la produzione di quegli oggetti che potevano servire all'Abbazia e che dalle industrie napoletane erano giunti sino a Cava (in questo caso soprattutto piastrelle).
La produzione campana, in generale, cominciò a riscuotere grande successo presso molti mercati e, attraverso le fiere istituite già nel 1240 in molte città dell'Italia centrale, giunsero da Napoli e dall'Italia meridionale in genere i motivi ornamentali che ritroviamo nella ceramica orvietana (il pavone, la palma stilizzata, ecc.). Questi stessi motivi saranno ampiamente presenti nella produzione vietrese del Cinquecento, come dimostra il documento di fornitura di vasi per spezie prodotti da Mario de Stasio di Vietri , nel 1558_2, con il decoro a "penna di pavone".
All'epoca, Vietri era inserita in un più ampio sistema del quale facevano parte i centri di Cava de' Tirreni, Salerno e Nocera. Solo tra il XVI e il XVII secolo la struttura produttiva vietrese prese il sopravvento trasformandosi in chiave protoindustriale: a questo periodo risalgono oggetti legati al culto, come le acquasantiere domestiche o le mattonelle votive che è ancora possibile ammirare lungo le strade.
A partire dal Seicento si produrranno a Vietri le maioliche dette di stile compendiario, cioè quelle con lo sfondo bianco e poche rappresentazioni stilizzate in turchino, giallo ed arancio (raramente il verde).
L'arrivo nel salernitano, e quindi a Vietri, di maestranze abruzzesi determinò un incremento della produzione soprattutto di piatti, boccali, sottotazze e saliere ed il territorio vietrese fu scelto, rispetto a Cava, perché la presenza del torrente Bonea permetteva di azionare facilmente i mulini che servivano a lavorare la creta e a macinare i colori. Qualche vietrese, inoltre, esporta in questo periodo la propria arte a Napoli, dove apre bottega in "Piazza dei Cantari" (Cantaro = vaso)._3
Il Seicento rappresenta il secolo della definitiva espansione vietrese a Napoli (attestati numerosi cognomi vietresi tra i faenzari napoletani) e nei dintorni (a Minori c'era una faenzera vietrese). Nel Settecento la produzione raggiunge una qualità eccellente anche nella tavolozza, grazie alla produzione di vasi farmaceutici dove il tocco cromatico del marrone di manganese (marchio sicuro dei ceramisti vietresi) e l'introduzione del decoro paesistico in turchino aprono nuovi campi di sperimentazione artistica.
In questo periodo parte l'esportazione in Sicilia e alla fine del secolo appare la forma del boccale con lobo centrale, mentre la produzione si espande in modo eccezionale con ceramisti che non sono proprietari di faenzere ma semplici lavoranti di strutture appartenenti ad enti religiosi.
Dall'Ottocento in poi la produzione si rivolse agli oggetti d'uso quotidiano, come il vasellame decorato con semplici motivi floreali. È in questa fase che viene raggiunta la più alta espressione artistica per le "riggiole", con le quali si iniziano a creare pavimenti e rivestimenti.
I primi decenni del Novecento rilanciano Vietri nella sfera del gusto artistico europeo grazie alla presenza di alcuni artisti stranieri e soprattutto tedeschi: Stüdemann, Dölker, Irene Kowaliska, Elle Schwarz. Con questi artisti, che recuperano temi e tendenze del clima artistico e culturale internazionale, avviene il passaggio dalla ceramica vissuta come prodotto artigianale all'idea di far nascere un'industria che conservasse le caratteristiche dell'artigianato ma disponesse di una produzione più continuativa e in costante aggiornamento.
Inoltre, la loro presenza e l'incontro con le maestranze locali comportarono la nascita e la diffusione di uno stile decorativo ibrido ed originale, del tutto specifico, che riprendeva i soggetti locali interpretandoli alla luce di una cultura spiccatamente internazionale. Le barche, il mare, i pescatori, le donne che si recano alle fontane, la luna, il sole, l'asinello, tutti i soggetti sia naturali che umani risultano spesso come allontanati nel tempo e nello spazio, calati in una realtà arcadica che già li idealizza. Ancora, pastori e contadinelle, paesaggi agresti, chiesette di campagna, casolari, ma anche animali che popolano lontane foreste che nulla hanno a che vedere con il paesaggio della Costa, fatto di sole e macchia mediterranea stagliata sul fondale azzurro del cielo che si fonde con il mare: tra realtà e stereotipo, percezione e creazione artistica, è la nascita di quell'inconfondibile "genere" che ancora oggi attrae ed affascina.
Con Dölker, in particolare, appare un repertorio iconografico nuovo che diverrà caratteristico della ceramica vietrese e che vedrà nell'asino il suo simbolo internazionale (non un asino campano ma un animale che ha le caratteristiche di quello sardo, perché Dölker arrivò a Vietri di ritorno dalla Barbagia).
In questo periodo nasce l'ICS (Industria Ceramica Salernitana), che raccoglie il meglio che Vietri ed il contesto internazionale potevano offrire: il tornitore era tedesco, alcuni ceramisti erano vietresi (tra questi il massimo rappresentante era Giovannino Carrano) e poi c'erano Dölker, la Kowaliska, Guido Gambone.
Nonostante Vietri sia lanciata nel panorama internazionale, i Melamerson, fondatori dell'ICS, trasformarono il nome della fabbrica in MACS (Manifattura Artistica Ceramica Salernitana) per recuperare l'idea di quella manualità che è ancora alla base di questa produzione. Accanto alla MACS opera la CAS (Ceramica Artistica Solimene) che, come l'ICA (Industria Ceramica Avallone), poteva attingere ad una tradizione familiare nella produzione artigianale della ceramica.
Nel corso del tempo c'è stato un arricchimento dei repertori (ad esempio, i personaggi tipicamente nordici della Kowaliska) ed alcune procedure tecniche sono state necessariamente abbandonate a favore di un miglioramento produttivo (la fornace a legna è stata sostituita dal forno elettrico e la forza motrice dell'acqua dall'elettricità), ma il movimento sapiente del tornio ed il tratto sicuro del pennello continuano a dare un prodotto che rappresenta un unicum e il cui segreto rimane lo smalto "Vietri", una miscela a base di stagno che assicura agli oggetti straordinarie brillantezza e durata.
Della ceramica parlano le stesse viuzze del centro storico di Vietri, dove nei muri delle case sono incastonate mattonelle che vengono a costituire un vero e proprio museo en plein air. Il tutto viene scandito dalla presenza delle botteghe che proseguono la produzione artigianale. A Villa Guariglia di Raito di Vietri si trova il Museo della Ceramica vietrese, che permette di ricostruire l'intera storia di questa attività in bilico tra arte e artigianato. Il museo si suddivide in tre sezioni: quella dedicata agli oggetti di uso quotidiano, quella che racchiude tutti gli oggetti di carattere religioso e devozionale ed infine la sezione dedicata al periodo tedesco. Recentemente è stato anche approvato il marchio "Ceramica artistica e tradizionale di Vietri", che tutelerà la ceramica della Costiera da eventuali imitazioni.

1_Tortolani G., La ceramica salernitana nel secolo XI-XII, in "Faenza" 3-4, 1982
2_Donatone V., La ceramica di Vietri sul mare, dalle origini all'Ottocento, Napoli 1991
3_Matteo Cassetta di Cava nel 1495 (vd. Donatone, op.cit., pag. 34)



Bibliografia
Donatone V., La ceramica di Vietri sul mare, dalle origini all'Ottocento, Napoli 1991.
Romito M., Il Museo della Ceramica. Raito di Vietri sul mare, Salerno 1994.
 
Approfondimenti
Allegati
| FORUM
Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali - Villa Rufolo - 84010 Ravello - Italia - tel. +39.089.857669/089.858101