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L'architettura vernacola

La costruzione del paesaggio agrario

Nonostante possano apparire una produzione povera, gli episodi architettonici di alcune zone della Costa d'Amalfi presentano sostanziali peculiarità collegate all'ambiente geografico, alla storia e alle attività produttive. Di seguito se ne presentano cinque tipologie, legate tra loro da rapporti molto stretti.

Le case a volta
Queste costruzioni a volte estradossate, che costituiscono il patrimonio architettonico tradizionale, si ricollegano cronologicamente allo sviluppo di una specifica pratica agricola medievale, il pastinato: se ne trovano un po' ovunque lungo la costa ma sono frequenti soprattutto ad Amalfi, in particolare nelle frazioni di Pastena, Lone, Vettica e Tovere.
L'esemplare più tipico è costituito da un corpo allungato a parallelepipedo internamente diviso in due livelli comunicanti tramite una scala esterna. La facciata, solitamente uniforme, è movimentata solo da porte e finestre, mentre le coperture sono caratterizzate da numerosi esemplari di volte estradossate. La parte posteriore appare addossata per tutta l'altezza del primo piano al terrazzamento che sostiene il giardino sovrastante: in alcuni casi sono presenti vani di servizio che servono ad isolare la costruzione dall'umidità del terreno.
Solitamente l'alloggio ha quattro camere su ogni livello, di diversa volumetria e con differenti funzioni. Al piano terreno, la pars rustica della casa, trovava posto la cisterna dove l'acqua veniva raccolta anche mediante sistemi di canalizzazione direttamente dalle volte, e che era accorpata al lavatoio; sullo stesso livello si trovavano la cantina con le vasche differenziate per la pigiatura, la fermentazione dell'uva e lo spazio per le botti, la cucina con il forno e la stalla per le bestie. Al piano superiore, la prima stanza (solitamente rivolta ad Est, in corrispondenza del lato più esposto al sole) era più ampia perché destinata alle attività quotidiane della famiglia. Solo poche case presentano due stanze al piano superiore, pur mantenendo la stessa divisione degli ambienti di servizio al piano terra. Raramente i terrazzini sulla facciata si riferiscono all'impianto originario della casa: essi sono piuttosto da collegare ad episodi di ripresa della vita edilizia dell'alloggio.
La copertura è affidata alla volta, che a seconda della tipologia riconduce l'edificio ad una specifica fase cronologica. Le più antiche sono rappresentate da esemplari a botte, a crociera ad otto spicchi senza costoloni, a tutto sesto e a sesto acuto; tra quelle apparse in un secondo momento vanno inserite le ogivali, il cui punto di imposta sui muri è sottolineato da fasce a semplice, doppio e triplo risalto.
La prima tipologia impiegata fu quella a botte per entrambi i piani, di diretta derivazione dagli esemplari della tarda romanità. Già a partire dal XII secolo la volta del primo piano divenne a botte ribassata, quella del secondo a crociera con costoloni. Nel Cinquecento e Seicento la volta a crociera, che aveva progressivamente perso il sesto acuto e i costoloni, si trasforma in quella a gavetta (a schifo) per essere poi soppiantata, nell'Ottocento, da quella a padiglione senza sottolineatura dell'imposta. Il piano terreno continua a presentare la volta a botte, sporadicamente caratterizzata da lunette alla fine del XV secolo e nel corso del XVI: la sostanziale uniformità del piano inferiore è spiegabile con il fatto che vi si svolgevano poche attività e prevalentemente di servizio, mentre l'evoluzione architettonica ha riguardato essenzialmente il piano dove la famiglia viveva ed abitava.
Per quanto riguarda il materiale da costruzione è logico pensare che esso provenisse dal circondario, anche se vanno evidenziate alcune caratteristiche che fanno di questa tipologia abitativa non esperienza edilizia spontanea, ma costruzione progettata fin nei particolari.
Va innanzitutto considerato il ridotto spessore delle strutture murarie sia in elevato che per la divisione dei piani, in contrasto con la pesantezza dell'opera incerta: le strutture sono sottili anche nei punti di maggior carico statico (imposta delle volte), e lo spessore dei piani di calpestio e di quelli di copertura non supera mai i 12 cm. L'utilizzo della pietra locale, unita alla malta di buona qualità, permette a queste strutture di sopravvivere all'usura del tempo anche in presenza di crolli parziali. Il legno era poco utilizzato a causa della lontananza dei boschi: per le centine si faceva ricorso alle fascine.
Interessante risulta la descrizione del processo di costruzione dei lastrici solari, cioè delle coperture del piano superiore dove necessariamente compariva il battuto: in questo processo venivano coinvolti tutti gli operai che lavoravano nel cantiere, con risvolti e connotati caratteristici non più recuperabili. La calce, spenta già da otto giorni, veniva unita alla pomice per creare una malta leggera ma allo stesso tempo resistente; il composto era quindi lasciato riposare per 24 ore e rimescolato per quattro volte; dopo queste operazioni lo si stendeva sull'estradosso delle volte per uno spessore di 10-15 cm e lo si batteva con il pestello (un bastone di legno con un'estremità a cono). La battitura, fatta contemporaneamente su tutta la superficie, durava tre giorni: ci si serviva della mazzoccola, una spatola piana, utilizzandone sia la parte piana (1° e 3° giorno) che quella di taglio (2° giorno) finchè lo spessore non si riduceva a 5 cm. Poiché questo procedimento doveva essere svolto contemporaneamente da più persone, il lavoro veniva accompagnato da canti popolari che ne facilitavano l'uniformità e la ritmicità.
Gli stucchi (rari quelli originari sopravvissuti) e gli intonaci sono di ottima qualità e di grana molto fine.
In alcuni casi, a copertura stagionale delle volte appare un pergolato che sorregge una parte di vigna che talvolta è autonoma rispetto a quelle dei terrazzamenti, talvolta ne è la prosecuzione. È probabile che il pergolato avesse lo scopo di limitare l'esposizione al sole delle volte, specialmente nella stagione calda: il limitato spessore poteva infatti provocare l'eccessivo riscaldamento dei vani sottoposti.
Questo patrimonio edilizio trova la propria ragione d'essere nel contesto geografico ed economico che caratterizzò la Costa d'Amalfi in epoca medievale. Dal IX al XV secolo la zona visse una condizione di isolamento causata dalla mancanza di collegamenti terrestri: di qui l'apertura e la proiezione verso il mare, anche delle attività economiche. I proprietari delle case a volta erano mercanti che si dedicavano all'agricoltura nei periodi in cui non erano in mare per i loro traffici. In loro assenza i giardini erano curati dalla famiglia o dati in fitto. Al ritorno, i mercanti investivano il danaro in nuova terra, così da ingrandire i propri possedimenti.
A partire dal X secolo, accanto al fitto temporaneo finalizzato alla cura del giardino, divenne sempre più frequente il contratto "ad pastinandum" (il pastinato), il cui scopo consisteva nell'introduzione di nuove colture. Per poter soddisfare le condizioni del contratto non era più sufficiente recarsi occasionalmente nei terreni, ma occorreva abitarvi stabilmente: ecco allora la costruzione di alloggi da destinare al contadino, riproducenti le caratteristiche architettoniche viste là dove quelle stesse nuove colture erano state conosciute (si pensi al limone, legato alla cultura architettonica araba ed orientale basata sugli archi e sulle volte e conosciuta attraverso la mediazione della Sicilia).
Negli anni passati si è proceduto ad un censimento capillare delle case a volta, che ha evidenziato l'altissima percentuale di episodi architettonici caratteristici concentrati nelle quattro frazioni di Amalfi: Lone, Pastena, Pogerola e Vettica. I numeri della ricerca sono indicativi della necessità di valorizzare questo patrimonio, diffuso e poco conosciuto: sono state censite 55 abitazioni a Pastena, 59 a Lone, 128 a Pogerola e 101 a Vettica.
Per avvicinare il visitatore a questi episodi architettonici sarebbe opportuno creare dei percorsi che sfruttino le gradonate già esistenti. A tal fine si riportano due esempi di strutture abitative particolarmente significativi, tali da illustrare le potenzialità intrinseche della valorizzazione di quest'area.
1. Pastena (F. 11, part. cat. 289)
L'edificio, quasi sicuramente il più antico della frazione, si trova tra Via Maestra dei Villaggi e Salita Pastena, e presenta un'articolazione molto complessa in virtù della sua centralità nel tessuto dell'abitato.
La struttura si articola su cinque livelli. In quello più in basso si trovano tre vani coperti da volte a botte a sesto lievemente ribassato, e per uno a lastrico scoperto. Il secondo piano conta un unico vano in corrispondenza dei due sottostanti e due ambienti confinanti con il terrapieno e coperti da solai di legno. Al di sopra di questo livello si apre l'ultimo piano d'epoca, quello adibito ad abitazione (i primi due furono utilizzati per l'impianto del forno, della cantina e dei depositi): esso è costituito da due camere coperte da volte a crociera e unite da un corridoio con volta a botte.
Sono proprio le due volte a crociera a costituire l'elemento interessante di questo nucleo: esse presentano infatti non solo spigoli vivi, ma anche, al punto d'imposta, pali di castagno con funzione di catena. Altri elementi caratterizzanti sono sei colonnine in marmo poste orizzontalmente sulla facciata e la porta d'accesso dalla parte del giardino (dove risulta scavata la cisterna) con lunetta pensile.
Purtroppo la sopraelevazione dei due piani (il quarto livello già in epoca seicentesca) ha portato alla copertura degli estradossi delle volte. La fantasia costruttiva dei proprietari si rivela anche nella presenza, all'esterno dell'abitazione, di una fontana in muratura di epoca seicentesca inserita in un'absidiola e fiancheggiata da paraste bugnate.
2. Lone (F.11, part. cat. 239)
La struttura, rimaneggiata già tra Cinquecento e Seicento, presenta al primo livello cinque vani molto ampi coperti da volte a botte ribassate, mentre al secondo piano (aggiunto o ristrutturato in un secondo momento) i vani sono coperti da volte a schifo, con profilatura della lamia.
Seicentesco è anche il terrazzo, costruito a SE e poggiante su archi. Un ulteriore intervento di ampliamento si ebbe nel Settecento con la costruzione di due ambienti al primo piano e di un altro al secondo. Il complesso ha ricevuto in epoca moderna la parziale copertura con tetto a due spioventi che ha però lasciato in vista gli estradossi di alcune volte.
Bibliografia
Abbate-Fiengo, Case a volta in Costa d'Amalfi, Amalfi, 2003.

Le case a volta, oltre ad essere di per sé un episodio architettonico esemplificativo della storia e dell'economia della Costa, rappresentano anche l'elemento di unione e collegamento di altre quattro strutture fondamentali nell'architettura del paesaggio costiero e collinare: le "carcare", i terrazzamenti, le vie gradonate e le strutture di abduzione delle acque.

Le carcare
Le "carcare" (calcare), costruzioni che servivano alla produzione della calce, erano formate da un edificio troncoconico di pietre calcaree solitamente assemblate a secco, con un piccolo vano porta per caricare le materie prime. Il diametro alla base era di 4 m e l'altezza raggiungeva i 5-6 m. Esse non presentano copertura e sono costruite in luoghi al riparo dal vento per garantire la lentezza del ciclo produttivo.
Di questi edifici è possibile vedere parecchi esempi già lungo la strada costiera che da Vietri sul Mare porta ad Amalfi (interessante quello in località Capo d'Orso, poco prima di giungere a Maiori, che conserva ancora il coronamento sommitale). Ogni comune possedeva più di un edificio per la produzione della calce e lì dove l'attività edilizia lo richiedeva potevano essere anche numerosi e a poca distanza l'uno dall'altro (località Pastena ad Amalfi).

I terrazzamenti
A completamento e come presupposto della tipologia edilizia delle case a volta occorre segnalare i terrazzamenti agricoli: costituiti da un muro costruito a secco con pietre di roccia calcarea, essi servivano ad ampliare o a creare ex novo le aree da mettere a coltura. I terrazzamenti si resero necessari a causa dell'eccessiva acclività dei pendii, che non fornivano giardini sufficientemente grandi per le nuove colture che si andavano introducendo.
A seguito della diffusione del contratto di pastinato e poiché il denaro dei mercanti consentiva loro di acquistare sempre più terra, in concomitanza con la diffusione della vite (XII secolo) si richiese ai contadini di costruire le macere con le stesse pietre che provenivano dallo scasso della roccia: lo scasso aveva lo scopo di creare un'area pianeggiante più ampia, mentre le pietre dovevano assicurare al muro di sostegno un drenaggio tale da impedire il crollo del giardino (per questo motivo si evitava la malta). Questi terrazzamenti non arrivavano al mare, ma si fermavano ad una distanza tale da risultare al sicuro dagli assalti costieri: in quota, erano limitati dalla fascia del bosco in cui prevaleva il castagno.
Ancora oggi questi terrazzamenti, sorti appunto tre l'XI e il XII secolo, mostrano la caparbietà e l'antica sapienza dei contadini nel trasformare un territorio inospitale: da un lato evitando pratiche agricole che prevedano scassi profondi, dall'altro ricucendo le macere nei punti in cui occasionalmente cedono con inserti di muro a secco, costruito con l'aiuto di pali verticali ed orizzontali inseriti nella parete di terra.
Per avere un'idea di come il paesaggio sia stato trasformato da questa opera di conquista delle terre coltivabili occorre percorrere una delle tante stradine che collegano quote diverse nei vari comuni della Costiera. Basta, ad esempio, scendere lungo la gradonata che da Ravello giunge fino ad Atrani: partendo dalla zona sottostante Villa Cimbrone, toccando i ruderi della Chiesa in grotta di S. Barbara e attraversando località Petrito, S. Cosma e Civita si costeggiano numerosissimi giardini coltivati a limoni e a viti godendo al tempo stesso della veduta sulla vallata del torrente Dragone dal lato di Pontone.

Le vie gradonate
Ad unire case e terrazzamenti vi sono ancora oggi le strade gradonate che, nate con una precisa logica topografica, mettono in comunicazione le diverse località. Ogni paese della costa presenta strade che sono veri e propri monumenti, e quella citata a proposito dei terrazzamenti è indicativa di tutte le caratteristiche di questi manufatti: gli esempi migliori possono comunque essere ammirati e percorsi in quelle frazioni del comune di Amalfi particolarmente ricche di case a volta.
Il sistema delle strade era impostato su vie parallele alla costa e su altre ad essa perpendicolari che fungevano da diverticoli. Nella frazione di Pastena, ad Amalfi, un sistema di strade parallele alla costa e disposte a quote diverse permette di capire come tutta l'organizzazione dell'ambiente risultasse coerente con le logiche che ne avevano ispirato l'antropizzazione.
La gradonata più importante è Via Maestra dei Villaggi: si tratta della strada situata alla quota più bassa e che collega la zona urbana di Vagliendola a Pastena per arrivare fino a Tovere, tagliando il territorio con direzione NE-SO. A 175 m slm corre un'altra strada che da località Speruto, a Pogerola, giunge sino a Pietralata. A 250 m slm un'altra gradonata porta da Grotta Palavena a Lone (lungo questo percorso è interessante notare una "calcara" particolarmente ben conservata). Ortogonali a Via Maestra dei Villaggi si aprono tre vie con direzione N-S che collegano all'asse principale i giardini e le case a mezza costa.
Altra gradonata interessante è quella che da Scala scende in località Mulino passando per Acqua Bona, dove vicino ad una sorgente è possibile vedere un sistema di cisterne tuttora in funzione e in parte coperte da volte a botte. Ancora, a Positano, quella che da Montepertuso scende fino al paese con tratti a strapiombo sul mare, oppure quella che unisce Minori a Maiori per località Torre, a monte della moderna carrabile.
Purtroppo, in alcuni casi queste strade versano in condizioni tali da risultare impraticabili: valga per tutte la cosiddetta "Discesa Paradiso", che a Ravello collega la frazione Torello a Marmorata e dove a tratti la sede stradale è ormai scomparsa, nonostante lungo il tracciato si aprano accessi ai giardini definiti da ingressi con facciate abbellite da pignatte o pinnacoli.

I canali per l'acqua
Per disporre di riserve d'acqua sufficienti alla coltivazione dei giardini e alla vita dei contadini furono costruiti, quasi contemporaneamente alle macere e alle case, dei canali che conducevano acqua dalle sorgenti in quota fino alle parti più basse del territorio.
Costituite da tubi in argilla foderati esternamente da una guaina in muratura, queste opere correvano anche per chilometri ed avevano un diametro molto contenuto.
Interessanti sono due esempi, di cui uno ancora funzionante. Il primo canale portava acqua da Pontone fino alla zona costiera di Amalfi costeggiando il Monte Solaro, ed era chiamato di "S. Giovanni" dal santo patrono della piccola comunità collinare. Nei punti di maggiore asperità il canale è sorretto da pilastri di muratura generalmente formanti piedritti di piccoli archi a tutto sesto. Attraversa inoltre un'apertura naturale della roccia ed è collegato a cisterne a cielo aperto, le cosiddette peschiere, che permettevano l'accumulo di acqua da potersi utilizzare anche quando il canale, stagionalmente, andava in secco.
L'altro esempio si trova a Ravello, nella zona rivolta a mare, e porta ancora acqua dalla località Sambuco fino a Torello. È detto "canale del Pendolo" dall'epiclesi associata al nome di S. Andrea, che indica una località così chiamata dalla presenza di una chiesa dedicata al santo. Il canale è stato da poco tempo ristrutturato, e nei punti di maggior usura alcuni tubi sono stati sostituiti per evitare la dispersione dell'acqua. L'aspetto più interessante di questa struttura consiste nella modalità di fruizione, che ricalca un uso molto antico: ognuno dei proprietari dei giardini che il canale attraversa ha infatti a propria disposizione una certa quantità di acqua determinata non in volumi, ma in ore. Le ore possono essere una, due oppure tre, e l'acqua è disponibile in un momento ben definito del giorno o della notte. Se l'acqua in quel momento non serve, allora la si accumula nella propria cisterna o in quelle che servono più proprietari.
 
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