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Toponomastica

Risalire all'origine dei toponimi, almeno di quelli principali, dei paesi della Costa non è stata impresa scientifica facile in quanto, come raccomanda l'Uggeri_1 circa la formazione dei toponimi più comuni, occorre evitare spiegazioni che nella loro semplicità e chiarezza appaiono fuorvianti. Per la Costa d'Amalfi occorre inoltre eliminare tutte le possibili origini fantasiose ed individuare le stratificazioni cronologiche ed etniche che hanno determinato la formazione dei nomi.
Poiché ancora non esiste uno studio organico sulla toponomastica della Costa, per chiarezza saranno presentate le varie etimologie comune per comune, per poi giungere ad un quadro complessivo fondato su considerazioni scientifiche.

Amalfi
Sorvolando sulla spiegazione del nome con la storia della ninfa Amalfi, amata da Ercole e che qui trovò rifugio sfuggendo ai desideri dell'eroe, il toponimo maggiore è stato interpretato in vari modi e sempre collegato alla storia delle origini del centro.
Il Ribezzo_2 lo ricollegò alla serie toponomastica Melpês, Melpis, Melpsum, mentre per il Camporeale_3 il nome deriverebbe da la-Malfi, con agglutinamento dell'articolo e l'oscillazione tra le forme Malfi e Amalfi, cioè con la presenza o meno della vocale protetica. In entrambi i casi e anche nella successiva etimologia ricavata dal Sangermano_4, secondo cui il nome deriva dalla "località che (gli Amalfitani) occuparono definitivamente" e quindi da Melphes o Molpa, dove il radicale mal- o melf- sarebbe da ricondurre al sema monte-altura di origine indoeuropea, la spiegazione viene inquadrata in un racconto (mito o realtà storica?) ripreso dal Chronicon Salernitanum del X secolo. Si narra infatti che dei soldati romani inviati da Costantino ad abitare la nuova capitale Costantinopoli, in seguito ad un naufragio si rifugiarono prima in Dalmazia e poi a Melfi, in Lucania: di qui avrebbero visitato i luoghi della Costiera e, trovatili deserti, dopo una breve sosta nel territorio scalese sarebbero scesi nella zona dove poi sorse Amalfi, così chiamata in rapporto a Melfi.
Sappiamo però, da una lettera di Gregorio Magno del 596_5, che Amalfi era già un castrum ed una sede vescovile.
L'ipotesi etimologica che si discosta da tutte le altre è quella formulata dal Ferraro_6, il quale ricollega il nome non alla parola araba "marfa", porto, pure proposta, ma ad un gentilizio romano di area campana (Macchia, Benevento, Trebula Mutuesca), Amarfius, che risulta attestato in quattro iscrizioni_7. Il passaggio da -rf- a - lf- è, per il Ferraro, un'ipercorrezione.

Atrani
Il nome viene spiegato come derivato dal latino "ater", scuro, in rapporto alla topografia molto chiusa del centro, con numerosi vicoletti scuri e strade coperte. L'etimologia è molto semplice e poco convincente, in quanto i vicoletti saranno pure oscuri, ma non al punto da divenire origine del toponimo.
Sarebbe piuttosto ipotizzabile, in virtù di una visione dal mare del centro urbano (non dobbiamo dimenticarci che la funzione del toponimo è quella di rendere possibile l'identificazione di un luogo e che quindi occorreva determinare con esattezza la posizione del paese per chi arrivava soprattutto dal mare, data l'assenza di una viabilità terrestre), il riferimento ad un elemento architettonico o naturale indicativo della posizione del paese lungo la costa.
Questa ipotesi, che sto sviluppando partendo da una lettera in cui S. Bernardo cita quattro centri della costa (Amalfi, Rebellum, Atturina e Scala)_8, ha come punto di partenza proprio quell'Atturinam spiegato dagli studiosi come un quartiere di Ravello (ma S. Bernardo parla di civitates). Atturina può dare come esito linguistico Atrani attraverso modifiche, tra cui l'oscuramento progressivo della -u- e la metatesi delle vocali terminali, ma la derivazione è ancora incerta._9
In attesa che tutti gli anelli della catena linguistica vengano individuati, accogliamo la spiegazione classica di Atrani da "ater".

Cetara
Il nome è da ricollegarsi all'attività economica prevalente del centro che, sin dall'antichità (sorse nel IX secolo d.C. come colonia di Saraceni), ha visto una forte presenza di pescatori. Cetara deriverebbe, secondo gli studiosi, da "cheterion"_10, cioè il magazzino degli attrezzi per la pesca del tonno, oppure da "citara"_11, una particolare qualità di pesce.

Conca dei Marini
Secondo il Camera_12 il toponimo è da ricondurre alla forma del territorio fortemente concava.

Furore
Forse proprio la zona naturalisticamente più interessante ha dato il nome a questo centro: il "furor" degli elementi naturali, in primis il mare, nella profonda insenatura del Fiordo è la spiegazione più chiara a questo toponimo.

Maiori e Minori
Il Di Frischia_13 accomuna questi due centri nelle ipotesi da lui formulate sul sostrato linguistico greco in Costa d'Amalfi.
Partendo da Maiori, occorre precisare che non vera risulta l'etimologia del toponimo fatta dal Cerasuoli_14 il quale, ritenendo Maiori città fondata dagli etruschi già con connotazione urbana, ipotizzava "Reginna", nome in unione con il quale le fonti più antiche indicano il centro (Reginna Maior), etimo di origine osca e "quindi" etrusca e riconducibile al nome dell'ecista di Maiori e mitico lucumone.
Già il Camera_15 lo collegava alla radice greca "rheg" di "rhegniumi", che significa "rompere".
Il Di Frischia_16 accoglie questa tesi ed ipotizza che il toponimo sia ricollegabile alla geomorfologia della zona, che si presenta come una frattura più ampia nel caso di Maiori e più piccola per Minori: dalla grandezza delle due fratture deriverebbero gli aggettivi poi rimasti gli unici toponimi.

Positano
Secondo lo storico Francesco Pansa_17 il nome deriverebbe da "Posa, posa", le parole miracolosamente pronunciate dal simulacro della Vergine quando questo fu sottratto dai pirati, che dovettero abbandonarlo per una violenta ed improvvisa tempesta che non permetteva loro di lasciare la spiaggia del paese.
Il Camera_18, invece, riconduce il toponimo al nome greco "paistano", collegabile alla voce "poseidon". Lo storico scriveva infatti che, in seguito alla distruzione di Paestum nel 916, i sopravvissuti raggiunsero la costa che si trovava di fronte, cioè quella amalfitana, e posero il nome a questa terra in ricordo della vecchia patria. Ulteriore riprova di questo sarebbe stata per lo storico e per i successivi sostenitori di questa tesi la presenza del bassorilievo in marmo sulla parete del campanile della Collegiata riproducente un mostro marino, cioè Poseidone.
Ma già il Mingazzini_19 e poi il Della Corte_20 individuano nel nome una chiara origine prediale, evidenziata dal suffisso -ano. Ma il praedium doveva essere cercato, e fu riscoperto nella villa di epoca romana di cui si aveva notizia da almeno due secoli. Ancora un ultimo ostacolo si opponeva alla ritrovata origine del nome Positano, ed era l'esigenza di trovare la prova storica dell'esistenza di un uomo che si chiamasse Posides.
Svetonio_21 racconta che alla corte dell'imperatore Claudio vi era un greco, Posides, uno schiavo in origine ma che raggiunse un alto grado di fortuna, visto che da Giovenale_22 sappiamo che volle gareggiare con un altro ricco romano nella costruzione e nel possesso di ville. Aveva quasi sicuramente una villa a Baia dove, a detta di Plinio_23, esistevano le "Aquae Posidianae", termine indicativo non solo di terme ma anche di ville. Della Corte si chiedeva quindi se non fosse proprio la villa di questo Posides, che insieme alle ricchezze aveva acquistato il nome latinizzato di Posidius, quella che ora si sta meglio conoscendo a Positano attraverso scavi mirati.
Certamente la spiegazione di Della Corte appare quella scientificamente più esatta e successive acquisizioni documentarie permetteranno di chiarire ancora meglio questo quadro.

Praiano
Con il suo nucleo più grande di Vettica Maggiore Praiano è stata ricondotta, per quanto riguarda il toponimo, ad origini greche.
Praiano deriverebbe da "Praja", a sua volta ricondotto a "Plaghia" greco, con suffisso -anos per indicare "terreno in declivio" e con successivi passaggi attraverso il bizantino Plagiano, Plajano, Plajanum fino a Praiano. Il termine Vettica è spiegato con il termine greco "Euactè", "buona riva", negli esiti Betica, Blettica, Bettica, Bectica e Vettica._24
La spiegazione, soddisfacente se si guarda alla geomorfologia dell'area, induce a sorvolare su un possibile collegamento con il suffisso latino -ano di chiara allusione prediale, e sarebbe una conferma all'ipotesi di una "facies" greca nella toponomastica della Costa, ipotesi formulata anche per altri centri._25

Ravello
Il Camera_26 e il Pansa_27 ricollegavano il toponimo a "Rebellum", cioè ribelle, come gli Amalfitani consideravano questo paese allorquando si ribellò all'egemonia amalfitana durante i primi secoli della storia del Ducato.
Più opportuna appare la spiegazione del Natella_28, quando trova nella radice indeuropea -grav- un riferimento alla geografia della città posta su un pianoro limitato da strapiombi.
Il Gargano_29 propende per un'origine latina non ancora ben definita.
Scala
Per quanto riguarda questo comune, le fonti documentarie raccontano che in origine il suo nome era Cama. Nel Chronicon Amalphitanum (XII-XIII secolo) il cronista scrive infatti, riprendendo dal Chronicon Salernitanum l'origine di questi luoghi, "ubi nunc dicitur Scala", paventando un cambio toponomastico meglio palesato dal Frezza_30, il quale chiarisce che la "civitas Scalarum" prima era chiamata "Camensis". Questo nome, ripreso dagli storici successivi_31, fu spiegato come collegato a "Camus", di origine ebraica o indicante un "luogo remoto, cinto dai monti"_32, oppure alle numerose canne che crescevano lungo il Canneto, che è l'idronimo con cui si indica il torrente Chiarito che scorre ad Amalfi quando è ancora nel territorio di Scala_33.
Il toponimo Scala, invece, appare per la prima volta in un documento del 90734 ed è stato etimologicamente interpretato in riferimento ad una "lunga scalinata che si inerpicava tra le colline a strapiombo"_35.

Tramonti
Questo è un toponimo di chiara origine geografica, indicativo della posizione del comune sorto come "terra", cioè non entità urbana definita, tra le montagne della Costa.

Vietri sul mare
L'origine del nome Vietri è stata ricondotta, errando nell'etimologia, alla parola Bether o Vether, cioè burrone, ma basta leggere qualche testimonianza documentaria di archivio per rintracciare, come indicazione di proprietà presenti in questa zona, locus Beteri o Veteri, già a partire dall'epoca longobarda. Così appare nella storia dei Longobardi di Erchemperto_36, per un episodio del IX secolo, e così è ricordata nel Chronicon Salernitanum, sempre del IX secolo.
Per spiegare il riferimento ad un'entità (che sia città-civitas o luogo-locus), il Tesauro_37 legava il nome all'antico centro di Marcina_38 che studi_39 del secolo scorso volevano coincidente col territorio di Vietri, e riteneva quindi che le carte del IX-X secolo denominassero l'area civitas o locus vetere perché Marcina era stata distrutta già da tempo.
Ora sorge, però, un problema, visto che studi più recenti_40 hanno collocato Marcina nella zona di Fratte di Salerno e che quindi rimane tuttora da spiegare rispetto a cosa quello sarebbe un "luogo vecchio".
Forse si può ipotizzare, a leggere il Polverino_41, che l'indicazione servisse a definire un'area comunque occupata durante l'antichità, come dimostra la presenza di testimonianze archeologiche consistenti ma ora perdute, anche escludendo un tessuto urbano quale poteva essere la Marcina di Strabone: questa zona mostrava ancora fuori terra resti tali da renderla "Vetere" rispetto ai luoghi vicini.

In conclusione, la toponomastica maggiore della costa d'Amalfi può essere ricondotta ad una duplice origine: storica e geografica, anche se poi vengono fuori progressivamente tutte le contaminazioni etniche che rendono questi luoghi ricchi di fascino e di miti.
I toponimi minori si riconducono invece o al patrimonio agiografico locale, utilizzando il riferimento ad una cappella o ad una chiesa minore, o a patronimici con estensione ad aree più ampie. Anche elementi naturali, specie arboree o attività economiche degli abitanti (Torello a Ravello, Monte Finestra a Tramonti, Nocelle a Postano, Pastena -pratiche agricole in terreni non di proprietàv- ad Amalfi) condizionano i nomi dei luoghi.
Rileggere il patrimonio documentario degli archivi vescovili permette di cogliere in divenire la formazione dei toponimi e di approfondire un argomento ancora molto ricco di spunti di ricerca.

1_G. Uggeri, Il contributo della toponomastica alla ricerca topografica, in La topografia antica, Bologna 2000, pag. 119-134
2_F. Ribrezzo, Studi Etruschi, I, 1927, pag. 324
3_in F.Ribezzo, art.cit.
4_G. Sangermano, Alle origini degli insediamenti nella penisola sorrentino-amalfitamna, in Caratteri e momenti di Amalfi medievale e del suo territorio, Roma 1981, pagg. 45-65
5_MGH. Epist. I, 1887, pag. 401
6_S. Ferraro, Dal gentilizio Amarfius al toponimo Amalfi, in RCCSA, a. I, n° 2, 1981, pagg. 7-18
7_CIL IX , n° 1459, 1741, 1742, 4911
8_"Nonne hi sunt, qui unico impetu suo, quod incredibile dictu est, expugnaverunt Amalphiam et Rebellum et Scalam et Atturinam civitates utique opulentissimas ..."
9_La mia ipotesi prevede un "ad turrinam" iniziale che sfocia in Atturina per assimilazione della -d- e della -t- iniziale di parola e la semplificazione del gruppo -rr- per la presenza i una doppia precedente -tt-, più forte linguisticamente
10_G. Di Frischia, Una "facies" greca nella Costa d'Amalfi, in RCCSA a. I, n° 2, 1981, pagg. 19-45
11_M. Romito, Cetara: un insediamento marinaro sul confine amalfitana, in RCCSA a. III, 1983, pagg. 25-36
12_M. Camera, Memorie storico-diplomatiche: città e ducato di Amalfi, Salerno 1881
13_G. Di Frischia, art.cit.
14_F. Cerasuoli, Scrutazioni sulla città di Maiori, Salerno 1865
15_M. Camera, op.cit.
16_G. Di Frischia, art.cit.
17_F. Pansa, Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi, Salerno 1724
18_M. Camera, op.cit.
19_P. Mingazzini, NS, 1931, pagg. 356-359
20_M. Della Corte, L'origine del nome di Positano, in RSS I, 1937, pagg. 9-24
21_Svet., Claud. 28
22_Giov., Sat. XIV, v. 91 ess.
23_Plin., N. H., 31,2
24_G. Scala, La memoria nell'immagine. Praiano viaggio nel passato, Salerno 2003
25_G. Di Frischia, art.cit.
26_M. Camera, op.cit.
27_F. Pansa, op. cit.
28_P. Natella, I nomi di Amalfi e Ravello, in "Notiziario del Centro di Cultura e Storia Amalfitana", 1977
29_G. Gargano, Ravello medievale: aspetti di topografia e storia urbanistica, in Atti della Giornata di Studio per il IX Centenario della fondazione della Diocesi di Ravello, Ravello 1987, pagg. 99-144
30_M. Frezza, De subfeuis baronum investituris feudorum, I, Napoli 1554, foglio 27
31_Per tutti M. Camera, op. cit.
32_S. Volpicella, Delle antichità d'Amalfi e dintorni, Napoli 1859
33_G. Gargano, Scala medievale, Scala 1997, pag. 32
34_CDA I, n°1, pag. 1
35_S. Volpicella, op. cit., pag. 32
36_Erchemperti Historia Langobardorum, v. III, c. 7, in Monumenta Germaniae Historica, Hannover 1838, Napoli 1626
37_ A. Tesauro, Fonti e documenti per la storia di Vietri. Dalle origini al periodo normanno, Salerno 1984
38_Per Marcina, vd. Strab. V, 4, 43
39_B. D'Agostino, Marcina?, in Dialoghi di Archeologia II (1968), pagg. 139-151
40_G. Greco - A. Pontrandolfo, Fratte. Storia di una ricerca, in AA. VV., Fratte, un insediamento trusco-campano, Modena 1990, pagg. 13-15
41_A. Polverino, Descrizione istorica della città fedelissima della Cava, Napoli 1716, pag. 23
 
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