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Topografia

La struttura urbanistica dei comuni della Costa d'Amalfi

Il carattere topografico ed urbanistico dei centri della Costa d'Amalfi è strettamente legato da un lato alla geomorfologia del territorio, dall'altro all'evoluzione storica dell'area. Nonostante la vocazione marinara e mercantile della maggior parte dei nuclei urbani, raramente si nota un'influenza decisiva esercitata da componenti etniche palesemente estranee allo strato sociale indigeno: come sarà dimostrato in seguito, questo vale per il modello urbano più che per gli alzati.
Una netta differenziazione nei modelli insediativi attuali va individuata tra i comuni della fascia costiera vera e propria e quelli della fascia collinare: mentre i primi sono caratterizzati da alte densità abitative riconducibili alla disposizione verticale degli abitati, che si adattano alla morfologia di un territorio che offre gole profonde e strette percorse da un torrente che ha il bacino di alimentazione nelle colline retrostanti, le strutture urbane collinari, trovandosi a quote maggiori e disponendo di più spazio, mostrano modelli urbanistici che prediligono i gruppi di abitazioni non concentrati (è il caso di Tramonti e di Furore) e tali da poter essere definiti paesi non-paesi, oppure impianti articolati su più quote, con stratificazioni di aree extraurbane (frazioni) anche molto distanti dal centro vero e proprio.
Questi caratteri, che si realizzano in impianti urbanistici con elementi comuni ricorrenti, non sono ricollegabili solo alla disponibilità di spazio ma, come si è scritto, anche alle origini e alla storia dei centri. L'analisi di questi caratteri procederà a ritroso nel tempo, partendo dal come appaiono oggi i comuni per risalire alle modalità della loro formazione, seguendo un metodo eziologico che rivelerà non poche sorprese.
Cominciando dalla fascia più vicina al mare, assistiamo a scelte urbanistiche comuni con agglomerati urbani che si sviluppano lungo le fratture della linea di costa, lì dove un taglio determina la presenza di una gola che penetra nell'entroterra in misura variabile e di un fiume, a carattere torrentizio, che attraversa l'intera gola. In queste circostanze le unità abitative si dispongono le une sulle altre, in modo da mantenere un'insospettabile individualità nonostante, a prima vista, possano apparire un corpo unico con le unità vicine: l'individualità è assicurata da ingressi autonomi su vicoli coperti dalle case stesse o su strade comunque molto strette e caratterizzate da grandi salti di quota, che vengono superati attraverso scalinate.
Questo sistema di strade e vicoli, raramente ciechi, parte dal corso principale del centro urbano, quasi sempre coincidente con il percorso coperto del torrente, e mostra un andamento costante dal basso verso l'alto. Spesso le due pareti della vallata appaiono completamente coperte da abitazioni che, elemento ricorrente, costituiscono gruppo omogeneo intorno ad una chiesa minore rispetto a quella principale del paese che gode invece di una certa spazialità.
Interessante risulta esaminare l'assetto urbanistico dei tre centri di Positano, Amalfi ed Atrani, dove gli elementi comuni vanno rintracciati nella disposizione piramidale delle unità abitative con ridotta occupazione del fondovalle anche perchè poco esteso: qui trovano posto essenzialmente la chiesa più antica e la piazza. In questi tre comuni la chiesa (per Atrani non è la Collegiata la prima ad essere stata costruita, ma quella dedicata a Cristo Salvatore, proprio sulla piccola piazza) ha andamento planimetrico O-E e altare ad E e si affaccia su spazi più ampi rispetto alle strade circostanti, che vanno dal "piazzale" di Positano a piazze più o meno ampie per Amalfi ed Atrani: in questi spazi convergono tutte le strade, compreso il corso principale che solitamente ne costituisce un asse.
La copertura dell'alveo dei torrenti, conseguente ad eventi alluvionali, ha ampliato questi assi viari (a Positano il corso principale non è tanto ampio quanto negli altri due comuni e non permette il traffico veicolare), che in precedenza (anteriormente agli anni Cinquanta del secolo scorso) avevano larghezza limitata. Quindi, mentre alla base dello schema piramidale delle abitazioni corre solitamente la viabilità maggiore, al vertice sopravvive ancora, seppure con difficoltà logistiche e di gestione, la fascia agricola, che essendo a quota ormai precollinare è caratterizzata da limoneti ed agrumeti. Nella struttura urbana attuale sono rarissimi gli orti tra le case, in quanto lo schema urbanistico risulta dal progressivo ampliamento delle unità di più antica costruzione per occupazione di spazi intermedi non ancora edificati. Sono altresì assenti, in questi tre centri costieri, modelli abitativi di derivazione architettonica moderna: qualche raro esempio si trova nella zona terminale di Amalfi e di Strani, dove vecchie volumetrie industriali (cartiere) sono state recuperate ad uso abitativo con unità di modesta estensione areale.
Il comune di Minori, pur disponendo dello stesso spazio edificabile, mostra una variante interessante al modello corrente, ossia una maggior apertura delle aree libere verso il mare consentita dall'assenza di grossi corpi di fabbrica che possano occludere la visione dell'interno del paese. Minori è costruita per essere vista dal mare, più degli altri borghi costieri: verso il mare è direzionata la chiesa principale e sempre verso il mare sono aperte le due attuali piazze. Questi elementi indicano un'ulteriore differenza: a Minori non si tovano aree comuni circoscritte da strutture abitative o pubblico-religiose come avviene altrove (ad Atrani la fuga di archi con le catene angolari e le sottolineature in laterizi funge da ostacolo visivo per tutta la parte bassa del paese), ma un unico vasto spazio (la divisione è chiaramente avvenuta in tempi successivi all'impianto originario) con alle spalle la chiesa. In questo caso si è avuta anche una duplicazione della viabilità maggiore, con un corso principale che è costituito dalla copertura del vecchio alveo del torrente e un'altra arteria larga coincidente con la strada statale che attraversa il paese da E ad O, lungo la linea di costa, per poi risalire lungo il versante occidentale. A Minori la disposizione piramidale del modello insediativo è meno accentuata e lo stesso vale per Maiori, il comune che tra tutti dispone di maggior spazio grazie alla struttura molto ampia e meno acclive della vallata in cui è sorto il paese.
L'aspetto attuale di Maiori è retaggio dei disastrosi eventi alluvionali del 1954, che oltre a provocare numerose vittime distrussero la parte bassa del comune.
I palazzi a più piani del lungomare e del corso principale maioresi sono quelli costruiti dopo il 1954, quando il vecchio patrimonio edilizio danneggiato dall'alluvione e la grande fascia di giardini che correva parallela al lungomare fecero posto a queste costruzioni. Si salvarono solo alcuni tra i palazzi storici più importanti e tutta l'edilizia abitativa che, servita da ripide viuzze per lo più coperte, si trova ancora in posizione arroccata lungo le due pareti della valle, i cui perni ottici sono da un lato la Collegiata di S. Maria a mare e dall'altro il Castello di S. Nicola in Thoro plano.
La viabilità urbana maggiore è qui coincidente con la via naturale di comunicazione tra la linea di costa e la zona montana, con l'unico passo in quota verso la pianura nocerina. Un'attività industriale rivolta al mercato provinciale e nazionale viene ancora svolta nella parte N del comune, dove la densità abitativa è minima data la presenza, per altro limitata, di case coloniche, e dove qualche capannone moderno spunta tra i limoneti e le prime propaggini dei boschi di castagni.
A Maiori appartiene giuridicamente la frazione di Erchie, piccolissimo nucleo di case che si incontra dopo aver doppiato il promontorio di Capo d'Orso. Qui le case che si affacciano sulla piccola spiaggia e si raccolgono intorno alla chiesa del borgo, eretta in posizione dominante sulla zona abitata, rivelano con la loro disposizione a raggiera un'unica origine del nucleo abitato, che coincide con la prevalente attività economica che è ancora la pesca.
Poco lontano da Erchie è possibile ammirare Cetara, altro comune ad esclusiva vocazione marinara (la pesca d'altura si svolge anche in pieno Mediterraneo) rivelata non solo, come vedremo, dal nome del paese, ma anche dalla limitata presenza di terrazzamenti agricoli la cui cura mal si adatta alla lunga permanenza lontano da casa. Anche nel centro di Cetara la disposizione dei nuclei abitativi predilige la chiusura verso l'interno, che può essere costituito, oltre che dai vicoli come punti d'accesso, anche da piccole corti che servono da ingresso comune e che costituiscono il centro focale anche della visione della struttura. Spesso, tuttavia, la densità edilizia di alcune parti di questi nuclei trasforma in cortili anche spazi nati e concepiti, nel loro divenire, con una maggiore arealità (piazzette ora affollate da costruzioni su tutti i lati).
Caratteristica comune a tutti questi borghi marinari è l'alleggerimento visivo che risulta dalla forma delle unità abitative: prevalenza dei vuoti sulle forme piene mediante passaggi archivoltati e strutture voltate ad estradossi per copertura, quasi assoluto rivestimento a calce per i muri, balconi e ballatoi pensili arricchiti da colonnine o riccioli di gusto barocco.
Interessante, per comprendere quali caratteri rivesta questa architettura minore e soprattutto quali sensazioni produca in una mente allenata a cogliere le impressioni che il susseguirsi delle forme architettoniche può dare, è leggere cosa scriveva l'urbanista austriaco Camillo Sitte (1843-1903) a proposito della città di Amalfi nell' Arte di costruire le città: «Il carattere assai pittoresco di Amalfi [ma questo può valere per ogni comune della Costa d'Amalfi, ndr], per esempio, risiede specialmente in una mescolanza veramente bizzarra di motivi interni ed esterni: capita di trovarsi allo stesso tempo all'interno di una casa o in una strada, al pianterreno o ad un piano superiore, secondo l'interpretazione che si voglia dare alla strana composizione architettonica». Sitte coglieva la necessità di tenere lontano da queste zone modelli di architettura moderna perché, secondo lui, apparirebbero «noiosi»._1
Tutti questi elementi, tra cui spicca la prevalenza della copertura piana (a volta estradossata o a lastrico) sui tetti a doppio spiovente, oltre ad avere una spiegazione di tipo economico (la scarsità di legna per i tetti è un problema riconducibile all'economia del passato) sono anche riconducibili a scelte architettoniche che vogliono sfruttare al meglio la luce naturale in presenza di ambienti comuni, anche di passaggio, altrimenti completamente bui.
Tralasciando per qualche rigo il centro di Vietri sul Mare, che possiede caratteristiche urbanistiche differenti, e passando ai comuni che mostrano un andamento topografico più aperto, occorre notare come ad esempio Praiano si disponga a mezza costa, che qui risulta non sabbiosa ma alta e rocciosa, adattando il proprio modello abitativo alle varie quote altimetriche. Le case, solitamente a due piani e con copertura a volta, si raggruppano intorno ad una chiesa, definendo frazioni indipendenti anche dal punto di vista della viabilità rispetto al centro comunale principale.
È la stessa situazione che si verifica per l'abitato di Conca dei Marini, che si estende per un'ampiezza di tre chilometri e raggiunge anche i 400 m slm. Anche in questo caso la densità edilizia è limitata da tipologie costruttive che presentano caratteri più propriamente pertinenti a quelle della fascia collinare, con un limitato sviluppo in altezza e con la presenza di numerosi terrazzamenti agricoli atti a sfruttare il pendio che qui si fa abbastanza acclive. Uno studioso locale_2 così descrive la sua terra: «Le sue case non sono ammucchiate, ma sparse e cinte di verde, non sono alte né altezzose, ma unifamiliari e di linea semplice, tradizionali con le cupolette a guanciale, la soggetta e la scala esterna. Sono bianche, a muri robusti, con spigoli arrotondati [...]. Si vedono bene dal mare perché Conca è come un grande libro aperto sul leggio delle colline». Sulla piccola spiaggia le tipiche case di pescatori, con archi per il ricovero delle barche, continuano a ricordare la vocazione marinara degli abitanti.
Così il centro di Furore, che tocca il mare solo con la sua propaggine più lontana, il Fiordo, dove poche case abbracciate alla roccia, un tempo ricovero di chi praticava la pesca e ora restaurate, sono abitazioni che conservano intatta la tipicità architettonica di un tempo nelle volte a botte di copertura e negli interni, dove la roccia affiorante limita gli spazi condizionandone la fruizione.
Ma il paese di Furore, così come ce lo aspetteremmo con caratteri urbanistici tradizionali, non esiste, in quanto le case si dispongono in disegno sparso soprattutto lungo la strada che dalla costa porta alle montagne del vicino comune di Agerola. E queste abitazioni, che rivelano la propria appartenenza ad un comune di collina, quasi di montagna, piuttosto che costiero per la presenza della copertura con tetto a doppio spiovente, non fanno aggregato attorno ad una corte o ad una piazza, ma sono divise le une dalle altre da spazi coltivati: con le loro pareti esterne colorate non più dal bianco della calce ma da cromatismi che spaziano dal rosa all'azzurro e al giallo, rappresentano una nota di colore tra il grigio della roccia alle spalle dell'abitato e il verde dei giardini circostanti.
Inoltre, nota caratteristica di questo centro è la presenza di murales, opera di artisti contemporanei che hanno scelto le pareti esterne delle case che si affacciano lungo la strada rotabile come tela per le proprie composizioni, dando così vita ad un museo all'aperto. Qui la chiesa principale non è mai unica, ma diverse parrocchie si collocano in varie zone del paese per raccogliere i fedeli.
Se Furore è il paese che non esiste, ritroviamo una struttura urbanistica simile, anche se con caratteri più, diciamo pure, tradizionali a Tramonti, unione di tredici frazioni.
Tramonti è il comune della Costa più lontano dal mare e mostra tutte le caratteristiche di un centro di fascia montana: non esiste un centro capoluogo vero e proprio, ma tutti i nuclei abitativi sono frazioni. La struttura di queste frazioni è molto semplice: un numero variabile di case che fanno perno intorno ad una piazza, a volte con disegno più di una corte che di uno spazio pubblico, e ad una chiesa. Talvolta il numero di unità abitative è talmente contenuto che anche in toponomastica si preferisce parlare di casale e non di frazione.
Le case, tutte con tetto a doppio spiovente per ovvi motivi climatici, sono circondate da grandi spazi agricoli adibiti ad orto e a vigneti, con una continuità spaziale che ingloba propaggini di bosco-castagneto.
A fronte di questa situazione urbanistica, che vede i servizi concentrati nella frazione più grande di Polvica, esiste una viabilità minore rappresentata da strade pedonali, interpoderali e sentieri che collegano i vari nuclei tra loro e con i comuni vicini, e che solo da qualche decennio è stata affiancata da strade rotabili che consentono una maggiore e più agevole mobilità agli abitanti (esternamente a Tramonti passa la strada provinciale che collega Ravello con la pianura nocerina, mentre come asse longitudinale, lungo il quale si dispongono le varie frazioni, corre la strada che dalla costa sale al Valico di Chiunzi).
Gli altri due centri di fascia collinare, Ravello e Scala, presentano caratteristiche comuni: disposizione dell'abitato lungo il crinale e presenza di aggregati urbani minori di grandezza variabile e a quote altimetriche diverse, che per Ravello vanno dalla fascia costiera (Castiglione e Marmorata) fino alla zona montana (località Monte Brusara), anche con distanze notevoli dai centri capoluogo (si pensi a Sambuco per Ravello, o a Pontone per Scala).
Il patrimonio edilizio di questi due comuni non presenta numerosi episodi riconducibili a modelli architettonici moderni: piuttosto, tutta l'attività edilizia, anche quella non regolamentata, si è svolta per adattamento ai criteri tradizionali, per cui non esistono strutture con molti livelli (a questo proposito, anche l'edilizia popolare e cooperativa si è adeguata a queste linee architettoniche).
In questi due centri sono le cattedrali, con la loro struttura possente, e le altre chiese a svettare sul resto del patrimonio edilizio. A Scala parte dell'abitato si appoggia sul pendio del colle che sovrasta il paese, mentre la parte centrale di Ravello si distende sul pianoro collinare protetto alle spalle dal nucleo di Monte Brusara e facente perno intorno alla piazza principale antistante il Duomo, su cui confluisce la viabilità maggiore del centro con le vie d'accesso da S, da E e da N.
In ultimo resta l'analisi del sistema urbano di Vietri sul Mare, in quanto questo centro presenta caratteri che lo rendono urbanisticamente più vicino a Salerno che ai paesi della Costa d'Amalfi.
Esso si posiziona su due livelli, a quote altimetriche diverse: il più basso, lungo la riva del mare, sfrutta l'ampiezza della valle di carattere fluviale; l'altro, sul pianoro a circa +50/+70 m. slm., presenta una continuità edilizia che ne fa un unico agglomerato di case.
La parte più in basso, chiamata Marina di Vietri, presenta ancora caratteri di borgo marinaro nonostante abbia subito una devastazione quasi totale in occasione dell'alluvione del 1954, la cui violenza è testimoniata dalla progradazione della linea di riva di circa 150m (tutta l'area dove ora sorgono gli stabilimenti balneari fino al 26 ottobre del 1954 non esisteva): qui si trova ancora la torre anticorsara, e le case presentano i caratteri comuni all'edilizia della Costa.
La parte alta del centro, pur sviluppatasi intorno alla chiesa principale che con la cupola maiolicata fa da perno visivo alle altre costruzioni, mostra un più alto numero di episodi edilizi di chiara impronta moderna, tra cui spiccano la fabbrica Solimene con la facciata in vetro e cilindri di ceramica e l'antico stabilimento industriale all'ingresso del paese, con la possente mole grigia, relitto quasi del tutto dimenticato di archeologia industriale.
La viabilità è molto complessa, in quanto il comune è attraversato nella parte alta dalla strada a scorrimento veloce, con grande carico di traffico anche pesante, che dall'agro nocerino porta a Salerno e da una viabilità di servizio al paese, che collega la parte alta alla Marina e si inoltra nella zona più antica del centro urbano. La viabilità minore è costituita anche dai vicoli e dalle strade di minore ampiezza che si aprono tra le case e qualche giardino che ancora sopravvive.
Anche Vietri sul Mare conta numerose frazioni che si distanziano notevolmente dal centro capoluogo: Albori, Raito e Benincasa alle quote collinari, che vivono una vera e propria autonomia nell'ambito sistema locale e mostrano i caratteri tipici dell'architettura mediterranea, mentre Molina è nell'entroterra, a metà strada tra Cava de' Tirreni e Vietri.
Ciò che caratterizza in modo preponderante tutti i paesi della Costa è senz'altro la presenza nei comuni più grandi di questi nuclei abitativi (frazioni o casali) dove continuano a sussistere caratteri tradizionali dal punto di vista sia architettonico che economico (basti pensare all'architettura vernacola testimoniata dalle case a volta estradossata presente nelle frazioni di Amalfi, oppure alle attività economiche rurali di alcuni casali di Tramonti).
Ma questo aspetto organizzativo e lo stesso modello insediativo dei tredici comuni sono ricollegabili al percorso delle vicende storiche che hanno interessato questa parte della regione. L'immagine e la struttura urbanistica, per utilizzare la terminologia adottata da Anna Sgrosso per il titolo di un suo studio su alcuni comuni della Costa_3, si sono formati nel corso dei secoli, come rivelano sia le fasi edilizie di aggregati urbani che ad un primo esame possono apparire coerenti dal punto di vista cronologico, sia gli stili che le strutture abitative (e non solo il patrimonio architettonico maggiore) palesano ad un occhio attento.
Per comprendere come un insieme di abitazioni disposte secondo lo schema piramidale con la chiesa a chiudere in alto la continuità edilizia possa rivelare le varie fasi che hanno interessato la progressiva occupazione dello spazio, è indicativo l'esame del complesso di case intorno alla chiesa di S. Biagio ad Amalfi, in località Vagliendola. Con un po' di attenzione, è possibile distinguere come le strutture più antiche siano i nuclei originari di ampliamenti successivi individuabili non in virtù di linee architettoniche dissonanti, ma per la presenza di coperture di unità cronologicamente precedenti e per una volumetria maggiore rispetto a quelle proprie del periodo di impianto.
Si è scritto che il moderno tessuto urbano di questi paesi è retaggio di secoli di storia, ed infatti va subito evidenziato come la storia di Amalfi, sin dal suo sorgere come entità urbana, abbia influenzato tutta l'area.
La precisazione dei termini cronologici è importante proprio per capire un'ulteriore differenza tra modelli insediativi diversi: l'età classica, con le frequentazioni stagionali di epoca romana (le uniche testimonianze archeologiche finora trovate appartengono a questa tipologia di fruizione) nella fascia costiera vera e propria, ha prodotto sui centri marinari un impatto molto limitato sia nel tempo che nello spazio, limitatezza determinata dal tipo di fruizione del territorio e dalle vicende geologiche che, posteriormente al 79 d.C., distrussero la maggior parte delle ville romane.
Lo stesso periodo ha invece condizionato in modo tangibile l'urbanistica di Tramonti, in quanto la presenza in quest'area di una più consistente componente antropica (riconducibile alle vicende che hanno interessato la piana nocerina nel III secolo a.C.) e lo sfruttamento agricolo del territorio hanno determinato, in epoca romana, la nascita di ville rustiche intorno alle quali, nel corso dei secoli, si sono sviluppati nuclei più ampi che trovavano nell'antica corte centrale il punto di incontro. A questo punto, la costruzione di una chiesa completò lo schema insediativo che si è mantenuto intatto durante tutto il Medioevo ed oltre, date le immutate attività economiche del paese.
Amalfi_4, invece, esistente già nel 591 come castrum bizantino, conserva ancora l'aspetto dell'epoca medievale e di quella ducale, quando da un nucleo originario coincidente con la zona della Cattedrale si passò progressivamente all'ampliamento dell'area urbana che occupò il fondovalle e le pendici delle due pareti rocciose, con una quadripartizione funzionale che vedeva: la fascia più a S e più vicina al mare, che comprendeva il porto e le strutture di servizio tra cui l'arsenale e l'imbulus (il mercato), dedicata alle attività marinare; la zona vicino alla Cattedrale occupata dagli edifici pubblici; l'area che si estendeva fino alle mura a N scelta per finalità residenziali; l'ultima fascia, quella immediatamente esterna alle mura, occupata dalle attività produttive.
Questa divisione funzionale è sopravvissuta ai secoli e quando si guarda il sistema urbano di Amalfi è facile riconoscerne la continuità, ad esempio, con le cartiere situate nella valle a N. Il grande palazzo del seminario accanto alla Cattedrale posta in posizione fortemente dominante sulla piazza principale, il palazzo vescovile a N all'ombra dell'alto campanile e il palazzo ducale dove oltre al duca si trovava la sede dei curiales, lì dove ora si trova il Municipio, insieme al balneum dominicum costituivano l'area del potere (in età normanna il palazzo pubblico fu spostato in altra sede).
L'aggregato residenziale era diviso in unità topografiche più piccole, i rioni, che avevano il centro in un chiesa minore che solitamente dava il nome al rione stesso. Le case ducali potevano raggiungere anche un'altezza consistente e tale da renderle quasi case-torri e potevano presentare, oltre al giardino interno, anche una piccola corte alla base della scala interna, spesso ancora visibile dietro i pesanti portoni di legno che è facile incontrare nei vicoli.
Le piazze, poi, le antiche plateae, non coprivano grandi spazi ed erano solitamente destinate alle attività artigianali proprie ed esclusive di quel rione (ancora oggi nella toponomastica popolare sopravvive ad Amalfi piazza dei ferrari; a Maiori esiste ancora il casale dei cicerali - venditori di ceci -, dove si possono individuare gli spazi coperti dove avvenivano le contrattazioni della merce).
Anche gli altri centri costieri, Positano, Maiori, Minori e la stessa Atrani, presentavano la stessa specializzazione zonale più o meno accentuata a secondo della grandezza del centro, pur tenendo sempre ben presente che il potere centrale aveva sede ad Amalfi.
Non mancavano presenze etniche estranee al territorio: a Maiori esistono i resti di una sinagoga (ricollegabile alla grande fioritura commerciale del centro) e Cetara nacque come colonia di Saraceni, anche se i caratteri architettonici delle case di tutta l'area risentono dell'influenza straniera, dal gusto arabo alla semplicità greca. A Ravello, come a Scala, sono le chiese principali ad emergere dal tessuto urbano, perché essa fu diocesi autonoma rispetto ad Amalfi ed ebbe come primo nucleo insediativo quello intorno alla località Toro, dove lungo la via di crinale è possibile ancora ammirare le dimore della nobiltà ravellese recuperate ad uso ricettivo ma sostanzialmente immutate dal punto di vista architettonico (spiccano le corti centrali, gli scaloni e i vari livelli). Molte di queste dimore, presenti anche nel territorio scalese, erano inolte dotate di un bagno arabo, conservato fino ad oggi con l'insieme di tubuli e calotta a conchiglia.
Centri come Conca dei Marini, Praiano e Furore devono essersi formati per progressivo ampliamento delle unità abitative in aree in cui in antichità vi erano aggregati minori.
Vietri sul Mare, invece, di impianto bizantino con passaggio al dominio longobardo, ha goduto di un rapporto privilegiato con la vicina Salerno e con l'Abbazia benedettina della SS. Trinità di Cava de' Tirreni e dalle vicende storiche delle due città confinanti è stata influenzata. Da ciò, forse, dipende un'organizzazione territoriale dissimile rispetto a quella degli altri centri della Costa, con una presenza preponderante delle antiche attività industriali_5 nella parte della Marina.
Comune alla topografia antica di tutta la Costa è la presenza di quel sistema difensivo integrato montagna-costa di cui sopravvivono tracce consistenti, oltre che nelle torri costiere, anche nei castra montani.
Solo per Maiori è possibile recuperare il sistema di mura che correvano lungo la linea di riva, di cui si può vedere un tratto ben conservato in località S. Sebastiano. Per Amalfi è sopravvissuta per secoli la tradizione secondo cui un maremoto verificatosi nel novembre del 1343 avrebbe ricoperto le mura e parte della città, ma la ricerca archeologica ha lasciato pochi dubbi sul fatto che una struttura sommersa individuata presso l'attuale linea di riva possa essere un tratto delle mura di difesa dell'antica repubblica: si tratterebbe piuttosto dei resti di una frana che interessò l'area in epoca forse romana, tanto più che nel 1343 non ci fu nessun terremoto ma una forte tempesta di libeccio._6
Questa analisi, seppure solo illustrativa degli eventi urbanistici più importanti, mostra come non solo i paesi della Costa d'Amalfi siano il risultato di eventi storici stratificatisi nel tessuto urbano nel corso dei secoli, ma anche che questi centri sono nati per essere proiettati sul mare e dal mare devono essere visti per poter essere ben compresi in tutte le loro componenti, non ultima quella della toponomastica.

1_T. Nastri, Il segreto del fascino di Amalfi. L'ideale urbanistico di Camillo Sitte, in RCCSA n.s. 23/24, a. XII, 2002, pagg. 253-255
2_E. Caterina, Conca dei Marini, Salerno 1973, pag. 11
3_A. Sgrosso, La struttura e l'immagine: i borghi marinari della costiera amalfitana, Napoli 1984
4_G. Gargano, Amalfi: un'identità topografica attraverso i documenti, in RCCSA (a partire dal n. 1)
5_Vedi la localizzazione delle antiche faenzere
6_R. P. Bergman, "Amalfi sommersa": Myth or reality?, in ASPN, XVIII, a. 1981
 
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