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Tra natura e cultura

La Costiera amalfitana è celebre per le sue bellezze paesaggistiche e per i suoi panorami incastonati fra mare e roccia. Diversi sono gli angoli di natura che appaiono quasi incontaminati: il Fiordo di Furore, Capodorso, il Vallone Porto, il Sentiero degli Dei e la Valle delle Ferriere.
Il Fiordo di Furore è da molti definito un angolo di Norvegia tagliato nella roccia del Mediterraneo: esso costituisce una profonda insenatura, una ferita nella terra della Costiera lungo la quale scorre il torrente che scende dal monte Agerola. L'insenatura è circondata da case e dai tipici terrazzamenti, che rendono questo angolo ancora più pittoresco. Nella parte inferiore, la congiunzione con il mare è separata da una spiaggetta sabbiosa, incorniciata dalle scoscese pareti del vallone e sormontata dal ponte della strada statale che scavalca la stretta gola. Dal centro di Furore è possibile giungere in questo angolo incontaminato attraverso una scalinatella, che diviene un tutt'uno con le rocce e i terrazzamenti.
Il Sentiero degli Dei è a ragione chiamato così perché, camminando a mezza costa ai piedi di Monte S. Angelo a Tre Pizzi, permette di ammirare uno dei panorami più spettacolari del mondo, ovvero la parte occidentale della Costiera amalfitana da Praiano a Capri. Lungo la passeggiata si incontrano tutti i tratti tipici della macchia mediterranea, dalla flora con le erbe e gli aromi della tradizionale cucina locale alla fauna contraddistinta dalla presenza di donnole, volpi e ricci, al limpido cielo in cui regnano falchi pellegrini, rondini, civette e corvi. Il percorso si può effettuare in entrambi i sensi ma generalmente si parte da Bomerano (ci si può immettere sul percorso anche da Praiano, passando per il Convento di S. Domenico) per giungere fino a Montepertuso.
Il tratto più suggestivo è quello che va da Grotta Biscotto a Nocella, interessante ed eccezionalmente panoramico. La grotta è un sito geologico di raro effetto e ricco di storie che esaltano la bellezza di questi luoghi. Questa è infatti una cavità naturale nella quale si possono ammirare i ruderi ancora ben conservati di antichi manufatti adibiti a ricoveri per animali e depositi. Nel primo tratto, corrispondente a Colle Serra, è possibile ammirare ciò che resta di una lapide in memoria di Giustino Fortunato, che pare abbia dato il nome a questo percorso. Dall'incrocio con la strada che giunge da Praiano (Colle Serra) la vegetazione cambia piuttosto radicalmente e si passa dai pochi arbusti ed erba ad una macchia più fitta e ricca di lecci, corbezzoli, erica e rosmarino. Lungo il sentiero alcuni punti sono scoscesi, vi sono burroni, terrazzamenti abbandonati e case disabitate. Tutto ciò riporta ad un mondo scomparso legato al duro lavoro della terra, nel quale però la fatica veniva alleviata dalla dolcezza del clima e dalla bellezza della Costiera.
Seguendo un percorso molto tortuoso e ricco di saliscendi, si supera il Vallone Grarelle e si raggiunge l'abitato di Nocelle, da dove si può scendere sulla Statale Amalfitana facendo circa 1500 scalini per giungere in località Arienzo oppure proseguire fino alla località Montepertuso, dalla quale continuando lungo il sentiero si giunge al Monte Gambera (510 m.): è questo il luogo del leggendario scontro tra la Madonna e il Diavolo, le cui tracce sono visibili nella roccia con l'impronta impressa dalla coda di Lucifero, le orme dei piedi della Madonna e della fanciulla da Ella illuminata, nonché il visibilissimo buco impresso nel monte dal dito indice della Madonna. La leggenda narra che il frastuono della diatriba fu così intenso, che i briganti che abitavano nelle grotte circostanti furono destati nel sonno e assistettero attoniti all'intero svolgersi della disputa. Da quel momento in poi si dice che i briganti, personificazione terrena del Diavolo, abbiano abbandonato le grotte di Montepertuso. È proprio qui, a Montepertuso, che termina il Sentiero degli Dei e di qui è possibile arrivare al centro di Positano.
Sempre a Positano vi è il Vallone Porto. L'area comprende il tratto centrale dell'alveo naturale del torrente Porto, nell'omonimo vallone, che ha inizio dalla statale 163 e giunge sino alla località "Ponte di Nocelle", per una superficie complessiva di circa 11 ettari. Vi si accede percorrendo un impervio sentiero che parte dalla strada statale in località Arienzo. Questa zona ospita un particolare ecosistema primordiale, simile a quello della Valle delle Ferriere (situata nei comuni di Scala e Amalfi) e che comprende rarissime felci: Woodwardia Radicans, Pteris cretica, Pteris longifolia, Pteris vittata e relitti di antiche flore prequaternarie e preglaciali. Oltre alla flora, molto interessante è anche la fauna che popola il Vallone: vi sono il falco pellegrino, il gufo reale, la civetta, il gheppio riccio e la Salamandrina terdigitata o dagli occhiali.
Altra zona naturalistica molto interessante è costituita da Capodorso. A poco più di un chilometro di distanza dalla frazione di Erchie (parte del comune di Maiori), arrivando da Salerno, si trova il piccolo promontorio così denominato per la sua caratteristica forma (guardando verso l'alto sembra di intravedere la testa di un orso). Secondo gli storici, nel mare antistante questo promontorio si svolse nel 1528 la battaglia navale tra la flotta francese e quella spagnola: la flotta francese vinse la battaglia e il comandante spagnolo perse la vita. Nonostante il disboscamento e i numerosi incendi che anno dopo anno hanno distrutto le leccete ed i boschi di roverella che ricoprivano il promontorio, numerose specie di mammiferi frequentano ancora la bassa macchia. Oltre alla volpe sono presenti la donnola, la faina ed il tasso. In queste zone è possibile ammirare un magnifico paesaggio formato dalla fusione di coste frastagliate e pendii scoscesi: a ciò si aggiunge la presenza di una grotta (Grotta dell'Uomo a cavallo) e dei resti di un'antica torretta circolare del 1530, oggi semidistrutta, che è possibile ammirare dall'alto della strada.
Un ambiente molto interessante non solo per il quadro vegetazionale, ma anche perché è contenitore di reperti archeologici di ogni epoca, è la celebre Valle delle Ferriere. Essa si estende tra i comuni di Scala e Amalfi: percorrendo la valle del Chiarito, il torrente che sfocia ad Amalfi, partendo dal sentiero che ha inizio nella piazzetta di Pontone si possono attraversare epoche diverse ed ambienti incontaminati.
Il sentiero scende giù nella valle lasciando alle quote superiori i boschi di castagno fino a giungere alla riserva naturale protetta, dove un microclima caldo umido permette la crescita di due tipi di felci pantropicali: la Pteris Cretica e la Woodwardia Radicans (per accedere alla riserva occorre essere accompagnati da personale del Corpo Forestale). La discesa continua costeggiando boschi e laghetti, fino a raggiungere i ruderi delle costruzioni protoindustriali (soprattutto cartiere) che sfruttavano la forza motrice dell'acqua del torrente. Nella valle erano presenti anche una saponiera (abbattuta nel 1980 in seguito ai danni derivati da un sisma), una ferriera (iniziata al tempo dei Borbone ed interrotta nel 1800), un confettificio, una calcara, una polveriera e una centrale idroelettrica (tutte strutture allo stato di ruderi).



Bibliografia
AAVV, Le arti dell'acqua e del fuoco, a cura del Centro di Storia e Cultura Amalfitana, Amalfi, 2004.
Beguinot C. (con S. Bosco e M. Casolaro), Piano Progetto Ambiente Recupero Riuso Territorio, Napoli, Giannini, 1994
Gargano Giuseppe, "Le origini e gli eventi", in La Costa d'Amalfi, paesaggio di borghi dipinti, iniziativa ideata da Cotur Costa d'Amalfi coordinamento turismo rurale
Nel territorio della penisola amalfitana c'è... Guida breve per coloro che desiderano godere il "rurale", Cercola (Na), Grafitalia srl, 1998


Fonti
ecostieramalfitana.it/costieraamalfitanatour/furorinf.htm
digilander.libero.it/sorrentoweb/italian/fiordo%20di%20furore.htm
www.salernocity.com/turismo/scoprilaprovincia/costieraamalfitana/positanobomerano.asp
www.giovis.com/sentdei.htm
www.ecostieramalfitana.it/comunedimaiori/capodors.htm
www.mitopositano.it/monti_lattari.htm
 
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