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Celebrazioni, sagre, eventi e manifestazioni

Tra sacro e profano

Nei piccoli centri quali sono i borghi della Costiera amalfitana sono generalmente molto sentite le manifestazioni tanto culturali che religiose, in particolar modo le ricorrenze legate ai Santi patroni. Così, secondo le convinzioni degli abitanti locali e in una sorta di rivisitazione delle leggende omeriche, gli dei (che oggi corrispondono ai Santi) scendono in lotta al loro fianco per combattere e scacciare le orde di invasori. In ogni paesino si svolge una festa patronale, che coinvolge tutti gli abitanti in un'aria di festa.

A Cetara, per esempio, il Santo Patrono è S. Pietro e la sua festività cade il 29 giugno. Questa è detta la festa dei pescatori, proprio perché l'attività predominante a Cetara è sempre stata la pesca. Per quella data il paesino viene illuminato a festa e cosparso di festoni, striscioni e bandiere. La statua di S. Pietro viene portata sulla riva del mare, ove uno stuolo di ragazzi in costume la inondano di acqua. In questo modo i pescatori divengono consapevoli del fatto che la pesca andrà bene. Nel pomeriggio vi è poi la classica processione, che si snoda tra le stradine del paese. La statua viene quindi posta su una barca, circondata da decine e decine di lampadine che lo illuminano: da qui il Santo guarda Cetara e la benedice. In quest'occasione è consuetudine preparare il piatto tipico che è la scapecia a base di alici e menta.

Già da tempi antichissimi l'8 dicembre, giorno in cui si commemora la Madonna dell'Immacolata, si festeggia a Cetara in maniera diversa rispetto a quanto avviene negli altri centri della Costiera. Molti ragazzi trascorrono insieme la nottata del 7 e si radunano in qualche casa in attesa delle 6 del mattino, quando si svolge la processione per le vie del paese. La giornata non può che concludersi con la banda, la musica e i fuochi d'artificio.

Una sagra molto importante alla quale partecipano non solo i cetaresi, ma anche i turisti e gli abitanti degli altri centri della Costiera è la Sagra del Tonno, che si tiene tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Organizzata ormai già da quattro anni, dura una settimana, durante la quale sono presenti stand e bancarelle e, ovviamente, oggetto principale delle degustazioni sono tonno, alici e altri prodotti tipici di un borgo marinaro quale è Cetara.

Ad Amalfi il Santo protettore è S. Andrea, festeggiato il 27 giugno e il 30 novembre. Le sue reliquie, trasferite ad Amalfi nel 1208 dal Cardinale Pietro Capuano in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte dei crociati, sono tutt'ora conservate nella cripta del Duomo, dove avviene anche il miracolo della Manna. In occasione delle festività, quindi sia il 27 giugno che il 30 novembre, il busto dell'Apostolo, costituito da una scultura d'argento del barocco napoletano, viene portato in processione attraverso le strade del paese e fino alla spiaggia, dove avviene la benedizione della pesca e viene accompagnato da molte barche. Momento finale della processione è costituito dalla corsa sulla lunga scalinata del Duomo.

Il 30 novembre, alla vigilia della ricorrenza canonica, si attende un evento molto caro agli amalfitani, la riconferma del miracolo della manna, il liquido oleoso che si raccoglie dal sepolcro dell'apostolo Andrea per distribuirlo ai fedeli. Il fenomeno accadde per la prima volta il 29 novembre del 1304, quando il parroco Pierantonio Suraldi raccolse il miracoloso liquido che si narra abbia ridato la vista ad un uomo di Tramonti. Altro elemento che subito fece gridare al miracolo fu il fatto che tale liquido fosse segnalato al parroco da un vecchietto che subito dopo scomparve, e che si pensò immediatamente fosse S. Andrea.

Nonostante la ricorrenza canonica cada il 30 novembre, alla fine di giungo la festa viene replicata in ricordo del 27 giugno 1544, quando Amalfi fu minacciata da un attacco del terribile corsaro turco Ariadeno Barbarossa. In quest'occasione la città fu salvata da una provvidenziale tempesta che gli amalfitani attribuirono al loro Santo patrono.

Ad Amalfi vi sono numerose feste legate al calendario ecclesiastico. La Settimana Santa è uno degli eventi culminanti in tutta la Costiera, per le numerose Vie Crucis e le suggestive processioni liturgiche. Si inizia con il Giovedì Santo, quando gli altari vengono adornati con vasi colmi di grano giallo messo a germogliare in camere completamente buie circa un mese prima, in maniera tale che non inverdisca. In serata dalla collegiata di S. Maria Maddalena ad Atrani parte la via crucis che giunge fino alla cattedrale di Amalfi. Molto suggestiva è anche la processione di Cristo Morto che si svolge il Venerdì Santo da ormai 50-60 anni: all'imbrunire le luci vengono spente e le strade del paese vengono illuminate solo dalle fiaccole accese lungo l'intero percorso. Dalla Cattedrale parte la processione dei battenti (che simboleggiano i flagellanti) che precedono la statua di Cristo Morto e quella dell'Addolorata seguite dai fedeli.

Il coro dei battenti è carico di un'enfasi artistica, drammatica e genuinamente popolare. Il loro canto può essere considerato affine a quei canti scaturiti dal sentimento popolare e che risalgono alle "sacre rappresentazioni" medievali o alle manifestazioni delle "compagnie dei flagellanti" o "battenti". Dai loro canti emergono i nessi con quei filoni storici e civili, culturali e religiosi, concretizzatisi attraverso le influenze e le esperienze di popoli con cui si ebbero rapporti nel Medioevo, e le cui aree culturali sono ben conosciute (Sicilia e Puglia, Umbria e Toscana e, più da vicino, Napoli). Il canto dei battenti è singolare perché risulta l'unico esempio di canto "corale" avente caratteri nettamente diversi dai soliti canti "devoti" di genere "monodico" od "omofonico" (cioè un'unica melodia eseguita all'unisono da più voci). In esso compare un semplice ma interessante innesto di voci plurime su di una voce solista. Oltre all'alternarsi del "solo" e del "tutti" vi è l'accoppiamento polifonico di tutte le voci in semplici ma austere combinazioni accordiali di terze, quinte ed ottave, procedimento che farebbe pensare a un tipo di "discanto" già noto nei secoli XII e XIII.

Altro evento religioso molto suggestivo è il Natale, caratterizzato ad Amalfi come in tutti i centri della Costiera dall'allestimento dei presepi che qui vengono collocati perfino in grotte e fontane, come accade nel caso della Grotta dello Smeraldo che per l'occasione diviene meta di una processione subacquea. Ormai è un appuntamento annuale, che si tiene da circa 10 anni. Fra gli eventi più importanti del periodo natalizio vi è quello della notte di Natale, quando dalla torre Tabor alle pendici del monte Falconcello viene calata la stella cometa sostenuta da cavi d'acciaio. Dopo pochi minuti lo spettacolo si ripete nella vicina Atrani, ma questa volta la stella viene lanciata dalle pareti rocciose che sovrastano il paesino fino ad arrivare alla Collegiata di S. Maria Maddalena.

Ad Amalfi, durante tutto il mese di dicembre, i vari gruppi folkloristici si dedicano alle prove per le sfilate che saluteranno l'inizio del nuovo anno. Sia il mattino che il pomeriggio del 1 gennaio sfilano tra le vie del paese con abiti tipici, intonando canzoni popolari accompagnate dagli strumenti tradizionali. Altro evento tipico amalftano è la sfilata dei pastorelli che si tiene il 6 gennaio dopo la solenne Messa del mattino in Cattedrale. Tale sfilata parte da Piazza dello Spirito Santo al seguito di Maria, Giuseppe e i Re Magi a cavallo. Questo corteo si tiene ormai da 35-40 anni e sfilano figuranti che rappresentano i lavori più umili: i pastorelli, i panettieri, i pescivendoli, fino ad arrivare ai gruppi di nobili con abiti sfarzosi. Il corteo termina a Piazza Municipio, dove viene collocata una capanna in cui vengono posti i vari doni portati dai pastorelli e che poi saranno devoluti in beneficenza. In serata, dopo la Riposizione del Bambino, vi è di nuovo il lancio della stella dal Monte Tabor.
Altra festività molto sentita ad Amalfi è quella di S. Biagio, il 3 febbraio. Nella piccola chiesa del rione Vagliandola, vengono celebrate numerose messe durante le quali il parroco procede all'unzione della gola, di cui il Santo è il protettore, con l'olio consacrato, e alla distribuzione del pane benedetto. La giornata non può che concludersi con un piccolo spettacolo pirotecnico.

In tutti i centri della Costiera, ma in particolar modo ad Amalfi e a Maiori (anche se qui è stato sospeso per qualche anno), l'ultimo giorno di festa prima dell'inizio della Quaresima viene salutato da sfilate di carri allegorici, mascherine e rappresentazioni teatrali aventi ad oggetto il tema del Martedì Grasso.

Da qualche anno ad Amalfi viene allestita una rappresentazione che prende il nome di "La Zeza". Questa è una rappresentazione popolare che viene inscenata lungo le vie del paese dagli abitanti del posto. È un vero pezzo di teatro popolare, cantato ed accompagnato da strumenti come le nacchere, i triccheballacche, i tamburelli. I protagonisti sono: Zeza, la madre, una popolana la cui principale preoccupazione è quella di "far accasare la figlia" e soprattutto di farlo all'insaputa del marito; il marito di Zeza che è Pulcinella, un uomo gretto e chiuso in una falsa mentalità puritana, che tiene la figlia in casa impedendole di frequentare chiunque. Tipica di questa sfilata è la caratteristica canzone di Zeza.

Il 13 giugno si festeggia S. Antonio. La tipica processione parte dalla chiesa dell'ex convento di S. Francesco: la statua viene portata in processione fino alla spiaggia di Atrani, dove la attendono numerose piccole barche che seguiranno quella più grande, sulla quale viene posto il Santo. Avrà così inizio il corteo marinaro accompagnato dalla musica e dai fuochi d'artificio. Dopo essere giunti all'altezza di S. Croce, che è la spiaggia più ad ovest di Amalfi, la processione ritorna ad Amalfi per continuare lungo le strade locali e far ritorno alla chiesa di S. Antonio.

Altro evento molto sentito, che cade nelle prime domeniche di giugno ma solo con cadenza quadriennale, è la Regata storica delle antiche Repubbliche Marinare. L'idea di rievocare con una manifestazione vicende e personaggi famosi delle quattro Repubbliche Marinare partì da Pisa e da Amalfi, intorno alla metà degli anni Cinquanta. La gara consiste nella disputa tra quattro imbarcazioni originariamente in legno e recentemente rifatte in vetroresina, mantenendo però il modello originale e il simbolo di ciascuna cittadina (il leone per Venezia, il grifone per Genova, l'aquila per Pisa e il cavallo per Amalfi). Ciascun equipaggio è formato da otto vogatori e da un timoniere. La competizione vera e propria è preceduta da un lungo corteo storico che ricorda le vicende rilevanti di ciascuna delle quattro Repubbliche. Nel corteo amalfitano, ad esempio, si ponevano in risalto costumi di foggia bizantina a rievocare la società marinara e mercantile degli anni intorno al Mille. Il corteo ingloba il piccolo corteo nuziale di Giovanni I, figlio e correggente del doge Mansone I, e della nobildonna salernitana Regale. Sono anche ricordati i rapporti intrattenuti da Amalfi con Bisanzio, gli Arabi e i Normanni grazie alle tre chiavi di diverso stile che i paggi del console della Repubblica tengono su tre cuscini rossi. Vi sono poi quattro timpanisti che scandiscono il tempo e diversi valletti e rematori che danno colore all'intero corteo. Ciascun gruppo di figuranti deve ricordare e interpretare episodi e personaggi legati alle rispettive storie marinare. Vi sono anche cavalli, vessilli e ghirlande di fiori che aggiungono varietà e fascino alla solenne sfilata. Il corteo storico parte dalla Chiesa di S. Salvatore de Birecto ad Atrani, luogo ove i duchi ricevevano i segni della loro investitura, per giungere sino alla cattedrale di Amalfi e ritornare alla piazza Flavio Gioia. Qui si aspetta l'inizio della gara vera e propria che ha inizio a Vettica, circa due chilometri ad ovest di Amalfi, e che termina nello specchio d'acqua antistante Amalfi.
Sempre in collaborazione con Amalfi, ad Atrani, l'1 settembre viene organizzato il Capodanno Bizantino, che consiste in una sfilata durante la quale i figuranti indossano i costumi della Regata. Il 1° settembre assume un particolare significato storico, che trova rigorose fonti nella tradizione medievale. Nel mondo bizantino il 1° settembre segnava l'inizio dell'anno fiscale ed agricolo: così pure ad Amalfi, città di origine romanica e bizantina, quel giorno indicava il cominciare dell'indizione, un sistema di datazione ciclica quindicennale usato dai curiali cui spettava il compito di redigere atti pubblici e privati. Inizialmente, il primo giorno di ogni anno si procedeva all'elezione dei capi della Repubblica, i "conti della repubblica". Con l'avvento della monarchia ducale, che andava a sostituire la primitiva repubblica aristocratica, le elezioni annuali cessarono. Fu introdotta la cerimonia dell'incoronazione del duca tramite l'assunzione del berretto ducale, simbolo della sua potestà, nella cappella palatina del S. Salvatore di Atrani, detta appunto "de Birecto". L'odierna sfilata parte da questa chiesa proprio per questa ragione storica e annualmente viene riproposta l'incoronazione del Doge.

La rievocazione del 1° settembre ha quindi sapore storico e culturale: pertanto le manifestazioni ad essa connesse presentano tradizioni, aspetti, elementi della civiltà medievale amalfitana attraverso cortei storici, conferenze, spettacoli teatrali e di piazza, giochi d'epoca.

Ad Atrani si festeggia anche la Maddalena, il 22 luglio. La statua della Maddalena, opera di artigiani locali del XVIII secolo, viene condotta lungo i vicoli del paese, accompagnata da preghiere aventi come tema il dolore o la contrizione. Il corteo si conclude con un epilogo festoso sulla spiaggia per la consueta benedizione del mare, e qui hanno luogo i caratteristici fuochi d'artificio che segnano il passaggio dalla penitenza alla gioia ritrovata.

Dato che Atrani è un altro piccolo centro di pescatori, non poteva non esserci la Sagra del pesce azzurro (agosto), in occasione della quale si allestiscono stand attraverso i quali i visitatori possono degustare i prodotti tipici ed effettuare un vero e proprio percorso enogastronomico.
Nella vicina Conca dei Marini, molto rinomata era la sagra della sfogliatella che si svolgeva il 2 agosto. Nel paese d'origine della famosa specialità pasticcera da circa vent'anni si teneva, con cadenza annuale, una manifestazione durante la quale, fra giochi, musiche e gare sportive, era possibile degustare non solo il tipico dolce di Conca, ma anche tanti altri prodotti locali. Questa sagra tanto attesa purtroppo non si organizza da due anni, per mancanza di fondi.

Evento tutt'ora festeggiato è invece la Festa del mare che si tiene il 23 luglio. Questa è una festa a carattere folcloristico-religioso. In questa occasione si commemorano tutti i marinai morti in mare: si tiene una processione di barche e vengono gettate delle corone a mare, dopodiché vi è una sagra del pesce azzurro sull'arenile. Tale festa viene organizzata da circa quindici anni ed è ormai molto sentita.

A Furore, da circa cinque anni si tiene il campionato mondiale dei tuffi dalle grandi altezze e viene conferita la Coppa Mediterranea. Altra manifestazione culturale rilevante è Muri in cerca d'autore che, di solito, si tiene la prima settimana di settembre da circa dieci anni. In quest'occasione vengono radunati artisti di varia provenienza. Tra gli altri eventi culturali è ormai arrivato alla 9° edizione anche il Premio Furore di giornalismo.

La festa patronale è quella di San Pasquale Baylon, che è diventato il patrono di Furore da una quindicina di anni. Di solito era festeggiato il 17 maggio, ma da qualche anno anche l'ultima domenica di agosto. Anche la Madonna del Carmine viene festeggiata, ma in realtà il 16 luglio viene celebrata solo una Messa e la festa vera e propria si tiene la prima domenica di Agosto.

L'importante festa patronale di Ravello è invece quella di S. Pantaleone, quando si ripete il miracolo della liquefazione del sangue che è segno di buon augurio, perché qualora il miracolo non avvenisse sarebbe una predizione di eventi negativi per gli abitanti di Ravello. La leggenda narra che l'ampolla con il sangue di S. Pantaleone arrivò dal mare. Si dice infatti che alcuni mercanti e marinai, amalfitani o ravellesi, fossero soliti viaggiare fino alla lontana Nicomedia per motivi commericiali: lì essi riuscirono ad ottenere da una pia donna cristiana l'ampolla con il sangue del Santo Medico e Martire. Al ritorno dal loro viaggio furono costretti ad approdare alla rada di Marmorata (facente parte di Ravello) a causa di una terribile tempesta. Impossibilitati a continuare il loro viaggio, decisero di liberarsi dell'ampolla e, dopo aver fatto arrivare dei sacerdoti da Ravello, gliela consegnarono. Questi, con una solenne processione, la portarono alla Cattedrale ove tuttora si venera e dove viene ricordato in particolar modo il 27 luglio, giorno della festa patronale, quando San Pantaleone ripropone il miracolo della liquefazione.

A Ravello, da non perdere sono anche i concerti wagneriani. Fin dai primi anni Cinquanta Ravello è sede del celebre Festival Musicale Wagneriano, che si tiene annualmente nel mese di luglio e che solo da un paio d'anni è passato all'organizzazione della Fondazione Ravello. Lo stupefacente scenario è quel medesimo giardino di Villa Rufolo che incantò Wagner, nel maggio di più di un secolo fa, ispirandogli l'ambientazione del secondo atto di uno dei suoi capolavori: "vegetazione tropicale, fiori splendidi e lussureggianti... terrazze, avancorpi dello stesso castello, in ricco stile arabo...", com'egli stesso scrisse. Il Festival è la giusta celebrazione di una passione ricambiata tra il grande compositore e la lussureggiante vegetazione che circonda l'antica dimora. Pur mantenendo un'impronta wagneriana, nel corso degli anni la manifestazione ha voluto aprirsi ad impulsi stilistici innovativi: dall'utilizzo di testi letterari all'approccio con le arti musicali arabe e giudaiche della Spagna medievale, ai recital delle pop star, ai concerti jazz che coprono l'intero periodo estivo.

Altro evento molto atteso a Ravello è la Via Crucis vivente, organizzata nel periodo pasquale. Per l'occasione le strade del paese vengono trasformate in vere e proprie stazioni, le luci vengono spente e vengono collocate apposite fiaccole. Ormai è un evento attesissimo dagli abitanti non solo di Ravello e dei paesi vicini, ma anche dai visitatori che rimangono stupiti dinanzi agli effetti speciali e al momento della crocifissione di Gesù, che avviene nella Piazza antistante il Duomo.

Festa ravellese molto attesa in passato era quella dell'Uva. Questa è stata organizzata fino al 1985 e per circa sessant'anni. Il nome stesso dice che tale festa era organizzata per celebrare il vino, anche perché a Ravello sono presenti molte cantine che esportano i propri prodotti anche all'estero. Nella piazza principale si organizzavano giochi e poi venivano allestiti degli stand, nell'ambito dei quali i vari produttori di vini procedevano a far degustare i proprio prodotti, il vino e l'uva. Altri stand offrivano succulenti panini con la salsiccia e altri prodotti tipici. Tale festa si organizzava a metà settembre e durava tre giorni ma, nonostante riscuotesse molto successo, per diversi motivi non è stata più organizzata.

Diverse sono le sagre organizzate a Maiori. La Sagra del Casale si tiene nel centro storico e consiste nell'assaggio di prodotti tipici; la Fagiolata in Piazza Santa Maria delle Grazie è organizzata a settembre; la Sagra della melanzana (tipica di quest'occasione è la degustazione della melanzana al cioccolato) si tiene nel mese di agosto a Vecite. Le ultime due sono organizzate da una decina d'anni.

Festa tipica di Praiano è quella della luminaria di S. Domenico, che si festeggia il quattro di agosto. La festa coinvolge tutti i cittadini che, con delle singolari ed affascinanti illuminazioni a cera o ad olio e con grandi falò fatti con fascine, adornano le terrazze, le finestre e i giardini, le stradine e le cupole delle abitazioni. È uno spettacolo suggestivo, che si svolge per tre sere consecutive: la gente arriva sulle due piazze portando un fascio di legna per il falò e, prima dell'accensione, si canta il Rosario della Madonna del Carmine.

Tutto ciò è fatto per rendere omaggio al Santo venerato nella chiesa di Santa Maria ad Castro, ed ha un preciso significato: "la mamma di San Domenico prima di partorire sognò un cane con una fiaccola in bocca che incendiava il mondo; il nascituro avrebbe portato in tutto il mondo la Parola di Dio". Questa tradizione si tramanda dal 1599, quando i Domenicani arrivarono al Convento di S. Maria ad Castro. Nella prima metà del Novecento un sacerdote di Vettica, Don Ambrogio de Pippo, costruiva delle piccole mongolfiere realizzate con carta velina colorata che, nell'ultimo giorno dei festeggiamenti, prendevano il volo dalla piazza San Gennaro e salivano verso il cielo, fino a scomparire portando altrove un messaggio di pace.

La mattina del 4 di agosto si partiva alle prime luci dell'alba e ci si incamminava verso la chiesa di San Domenico. Un'antica tradizione, viva ancora oggi tra i fedeli, consiste nel raccogliere strada facendo dei rametti di "mortella" per portarli al santuario, benedirli e poi riportarli a casa e conservarli per tutto l'anno. Tale tradizione è perfettamente racchiusa in un antico detto: "Chi và a Santu Rumminico e nun porta a murtella, ciuccio saglie e asino scenne". Oggi questa festività sta ritornando agli antichi splendori grazie alla presenza di un gruppo di frati francescani che, dopo il restauro della chiesa e del convento nel 1994, sono venuti ad abitare nel piccolo comune di Praiano. Questo evento è seguito anche dal Presidente della Repubblica che, proprio in questa occasione, annualmente, esprime l'apprezzamento per tale iniziativa, che mira a valorizzare il territorio e a tutelare un patrimonio di valori e tradizioni che è parte essenziale dell'identità italiana, rilanciando l'economia, l'ambiente e il paesaggio.

Festa di carattere puramente profano, e che oggi non si tiene più, era il Carnevale. In passato i festeggiamenti duravano quattro giorni durante i quali si rievocava la morte di Carnevale con ricchi banchetti a base di carne e salsicce di maiale, concludendo con una sfilata funebre. Il piatto che ricorreva in questo periodo era il "migliaccio", di cui si conserva l'antica ricetta. Gli ingredienti sono pasta, uova, sugna, semola, scamorza, pecorino e salsicce. L'impasto viene fatto friggere in una padella di rame cosparsa di sugna. Nell'ultimo giorno di carnevale vi era la rappresentazione della "morte di Carnevale" con la partecipazione di Quaresima (moglie di Carnevale), che accompagnava il marito morto con un lungo pianto. Al termine il fantoccio (Carnevale), realizzato con stoffa imbottita di erba secca e ornato da lunghi "capi di salsicce e fiaschi di vino", veniva dato alle fiamme. Nel frattempo la gente che seguiva la rappresentazione si disponeva in cerchio intorno al falò mangiando, bevendo e ballando al ritmo delle tamorre e del canto della "Zeza" (tipico canto carnevalesco).

Finita l'abbuffata di carnevale, arriva la Quaresima col digiuno e astinenza. Durante questo periodo si appendevano alla finestra, legati ad un filo, un bamboccio di stoffa o una patata dove venivano conficcate sette penne di gallina che rappresentavano le sette settimane della Quaresima. Con il trascorrere delle settimane venivano tolte anche le penne.

Il venticinque marzo nella chiesetta situata in prossimità della piccola spiaggia della Praja si festeggiava in modo solenne l'Annunciazione della Madonna. Di ciò si ha notizia certa dal 1600, quando erano i padri domenicani di Santa Maria a Castro a gestire la chiesa dove celebravano i sacri riti e curavano spiritualmente gli abitanti del posto, che erano per lo più pescatori, corallari e quanti svolgevano attività commerciali via mare. La festa dell'Annunziata si svolgeva in questo modo: di buon mattino, per dare inizio alle funzioni si attendeva l'arrivo della processione proveniente dalla Chiesa di S. Luca. Durante questa processione, che attraversava le stradine del paese, si cantava un antico Rosario. Quando il sole tramontava i pescatori, prima di partire per la pesca, partecipavano alla processione portando la statua della Madonna in riva al mare. Le luci delle lampare e dei falò facevano da cornice a questa scena meravigliosa. Dopo la benedizione ai fedeli e al mare, la statua della Madonna faceva rientro in chiesa e le barche con i marinai prendevano il largo. Ancora oggi la festa dell'Annunziata viene celebrata con le sante messe e con la processione della statua della Madonna, portata a spalle dai pochi pescatori rimasti fino alla riva del mare illuminato dalle luci della lampare. La processione è accompagnata dalle note festose della banda musicale, dagli spari di mortai e dal tintinnio della campanella.

Altro momento importante era quello della Settimana Santa. Il mercoledì Santo si portavano in chiesa le "teste o pastenato" che erano realizzate dalle famiglie seminando in appositi recipienti diverse specie di semi quali lenticchie, orzo e avena, fatti germogliare in cantine al buio perché assumessero il tipico colore giallo. Tutto questo serviva per addobbare insieme a tanti petali di fiori il "Sepolcro", luogo dove il giovedì Santo si sarebbe svolta la veglia a Gesù agonizzante. Si creava così un grande prato con figure realizzate coi petali e rappresentanti la passione di Cristo. Il giovedì Santo aveva luogo la rievocazione dell'ultima cena con la lavanda dei piedi agli Apostoli e la distribuzione del pane (tortano) con un limone ad ogni partecipante. Al termine del rito dall'altare maggiore partiva la processione degli apostoli e dei fedeli per deporre il Santissimo al Santo Sepolcro preparato il giorno precedente. Il venerdì Santo, nel pomeriggio, iniziano le funzioni religiose con l'orazione in chiesa seguita dalla deposizione di Gesù Cristo dalla Croce e dalla caratteristica processione del Cristo Morto attraverso le strade del paese e fino alla Chiesa di San Giovanni.

La festa più importante di Praiano è quella di San Luca. La prima domenica di luglio, come vuole la tradizione da oltre tre secoli, ricorre la festa più importante, mentre quella minore cade il 18 ottobre, giorno dedicato al Santo protettore. Tre giorni prima di entrambe le ricorrenze vengono illuminati tutti i balconi con luci colorate (una volta questi erano illuminati da luci ad olio: uno stoppino di stoffa veniva infilato dentro un guscio di lumaca o in una patata inzuppata d'olio cosicchè le luci rimanevano accese per un'intera serata), si sentono il suono a festa della campane e gli spari dei mortai. Come decorazione si usavano i fiori di agave secchi e su ogni ramo veniva poggiata una luce ad olio dando un aspetto coreografico ai balconi.

In diversi luoghi del paese si facevano dei grandi falò, ma si era soliti farli anche a Tovere, Conca dei Marini e Furore per la gran devozione che i fedeli di questi paesi limitrofi nutrivano verso San Luca. Anticamente per la festa grande si attendeva l'arrivo dei pescatori, il cui ritorno era annunziato dai colpi d'archibugio sparati in aria alla vista di Praiano. Essi tornavano dopo un lungo periodo di permanenza lungo le coste siciliane e calabresi. Tutti i familiari ne attendevano trepidanti l'arrivo e all'udire gli spari ai affrettavano a raggiungere la Praja per riabbracciare i loro cari.

Riguardo ai pescatori, si racconta anche una storiella che sa di mistero: "quand'erano i pescatori a portare la statua di S. Luca durante le processioni, succedevano cose strane. Percorrendo la stradina che dalla moresca portava a San Tommaso (dove ancora oggi fa tappa due volte l'anno la processione di San Luca) a metà percorso vi erano da salire alcune scale e proprio qui la processione si fermava di colpo perché la statua del Santo protettore, a detta dei pescatori che la portavano, diventava così pesante da non poter superare quel dislivello e ai piedi di quei pochi scalini avveniva un fatto strano. La gente si stringeva tutta intorno al Santo in preghiera e aspettava trepidante e sussurrando 'oh! Sant' Luca mio!' fin quando ecco venire fuori tra i fedeli un vecchio capobarca che pronunziava ad alta voce una magica parola 'cummanno Sant'Lù' (comandi San Luca) rivolto verso il Santo. In quel determinato momento la statua diventava leggera come una piuma e in un attimo si superavano quei pochi scalini tra gli applausi e le lacrime di commozione di tutti i fedeli e così la processione poteva continuare tranquillamente la visita alla cappella di San Tommaso". Oggi questa fede popolare è del tutto scomparsa.

Insieme a San Luca, quale protettrice di Praiano si festeggiava anche la Madonna del Buon Consiglio, la quarta domenica di agosto, ma oggi tale tradizione è venuta a mancare.

Altra festa importante, che non ha niente a che vedere col santo ma è dedicata a Bacco, Dio del vino, è quella di San Martino. Il santo è coinvolto solo per il proverbio che dice: "A San Martino, apri la botte e assaggia il vino". Anticamente era una festa che si faceva in diverse case, dove ognuno portava il proprio vino novello per assaggiarlo e confrontarlo con gli altri. Ma l'assaggio non si faceva a digiuno e per questo era già pronta un'abbondante frittura di "fravaglie" (pesci) accompagnata da cipolle schiacciate e pane integrale biscottato. Dopo aver mangiato e mischiato i tanti tipi di vino si cantava e si ballava improvvisando strofette a suon di tamorre e chitarra. Col trascorrere degli anni queste serate iniziarono ad essere organizzate solo da una o due famiglie e così si pensò di spostare la festa in una pubblica piazza per ripristinare l'antica tradizione che stava scomparendo. Le prime volte fu un vero successo perché la festa conservò il suo carattere popolare, coinvolgendo tutti i partecipanti a ballare, cantare e chiudere la festa portando in processione un grande bottiglione di vino. Dopo un po' di anni tutto è cambiato: la festa si è continuata a fare, ma non più a carattere popolare.

Festa molto sentita a Minori è quella di Santa Trofimena (patrona del paese), il cui arrivo qui è intriso di elementi storici e leggendari. Si narra infatti che Trofimena fosse convinta e decisa a mantenere la propria verginità perché innamorata del suo unico sposo Gesù Cristo: si oppose quindi alla volontà del padre, che le imponeva di sposare un giovane pagano. Ella, per sfuggire alle dure minacce, sebbene mortalmente ferita trovò scampo nelle acque del mare della città di Messina. Non si sa come il suo corpo, chiuso in un'urna, sia arrivato fino alla spiaggia di Minori. Si dice che ciò sia avvenuto per merito di un Angelo, e che a trovarla fu una donna del posto. Questa era andata a lavare i panni alla foce del fiume Regina ma, come sbattè i panni sulla cassa marmorea, così le si paralizzarono le mani. La donna andò subito dai sacerdoti a raccontare ciò che era accaduto e questi, giunti sul posto, notarono delle incisioni che dicevano: "...Del Sicanio suol lasciando a tergo - il patrio nido alfin posava in mezzo - l'onde marine, e il corpo sacrato - diè in dono ai Reginnesi, e l'alma a Dio".

Fu mandato a chiamare anche il vescovo, che all'epoca era Pietro II, il quale ordinò di portare l'urna in Chiesa. Tutti gli sforzi furono però vani, perché non si riuscì a rimuoverla. Improvvisamente il vescovo sentì una voce interiore che gli diceva di farla trasportare da vitelle che non erano mai state sotto il giogo e così ordinò di fare. In questo modo la cassa si mosse talmente rapidamente che sembrava fosse l'urna a trascinare le vitelle e non viceversa. In quello stesso momento la donna riacquistò il movimento delle mani. Si narra poi che in un secondo momento il vescovo, per proteggere le reliquie della Trofimena dalle invasioni longobarde, le trasferì ad Amalfi. La Santa però sembrò non gradire il cambiamento e apparve al vescovo predicendogli la sua morte e aggiunse che il suo corpo sarebbe stato mangiato dai cani. La predizione si realizzò pedissequamente. Le reliquie furono comunque prese dai longobardi e trasferite a Benevento e solo in seguito, in data 13 luglio, ritornarono a Minori.

Ogni anno il popolo ricorda e celebra in onore di Santa Trofimena tre ricorrenze: il 5 novembre in memoria del giorno in cui fu martirizzata ed avvenne il ritrovamento sulla spiaggia di Minori; il 27 dello stesso mese ed il 13 luglio per commemorare la traslazione da Benevento a Minori. In ciascuna di queste occasioni vi sono manifestazioni folcloristiche con musiche e fuochi immersi in una cornice di colori e luci. A Minori la festa patronale era ed è la celebrazione più sentita a livello emotivo, la più vera a livello religioso. È il momento in cui la colpa esplode in giubilo, l'ansia si scioglie in speranza, le attese diventano certezze. L'anima mitica del popolo vibra più intensamente. Un fascino particolare ha sempre esercitato la Santa giovinetta: la simpatia e la tenerezza che ispira il debole, il martire, l'indifeso. Tutti la ornano e gareggiano in generosità con ceri, con canti, ma anche con suoni, con luminarie, con fuochi quanto più rumorosi e splendidi. La festa è anche l'esplosione del bisogno di farsi sentire, una rivincita sul buio squallore del quotidiano.

La chiesa, gloriosa di mille candele, era adornata con drappi di velluto appesi ai pilastri della navata centrale. Si adornavano le vie cittadine con arcate di paglia colorata da cui pendevano lumini. Alla fine dell'Ottocento si utilizzò il gas acetilene prodotto con carburo di calcio in un grosso contenitore metallico piazzato ai piedi di ogni arcata. Sovrastava le arcate un festone di mirto e con questo si adornavano anche le basi dei pali. All'inizio degli anni Venti le luminarie furono elettrificate. Nel 1927 una festosa luminaria a palloncini veneziani intorno alla fontana moresca che allora si trovava in piazza Umberto e una cappella-tunnel montata sul ponte che collegava le due marine sorpassando il Regina, furono travolte da un furioso temporale. Per rendere più fastosa la processione, nei punti di sosta si collocavano delle "cappellette" in stoffe damascate o vellutate, decorazioni, colonnine e capitelli in carta bicolore.
Una tradizione ancora oggi ben viva è quella dei fuochi d'artificio. Fino al 1952, quando ebbe termine per un tragico incidente, la tradizione dello sparo di mortaretti si ripeteva dalle colonnine ad iniziativa di vari coltivatori. Potenti colpi, come di cannone, svegliavano il popolo all'alba, lo scuotevano a mezzodì, durante la processione e - variamente intervallati - durante la giornata.

Allora come oggi, il giovedì e il venerdì Santo si muovevano due processioni di battenti, con la differenza che allora si battevano per davvero perché la processione era penitenziale. Camminavano a piedi nudi e se non sanguinavano era perché vi erano abituati. Cantavano gli stessi canti che ascoltiamo oggi. Un tempo si può ritenere che più che cantarli li gridassero, chiedendo perdono. La tradizione dei battenti è antichissima e, poiché si riscontra in tante aree geografiche, molto probabilmente risale al Medioevo e alle processioni dei flagellanti. Il venerdì Santo si svolge la processione del Cristo Morto. Il Cristo viene trasportato su un tavuto (che è una grande tavola) circondato da angioletti piangenti.

Una tradizione religiosa minore ad iniziativa laica era la "festa della Croce". In tutti i cortili, portoni o caseggiati i ragazzi appendevano festoni di mirto, bandierine di carta e tanti lumini: nel posto più in evidenza un altarino di carta velina veniva allestito con grande amore e con altrettanta perizia dai ragazzi. Sponsor era il pubblico, al quale ogni gruppo di piccoli organizzatori chiedeva un obolo.

Altro evento attesissimo nel comune di Minori, e che si tiene in uno dei primi week-end di settembre, è Gusta Minori. In questa occasione, oltre ad assistere a spettacoli teatrali, musicali e folcloristici, si può effettuare un tour enogastronomico attraverso i vari stand allestiti nelle strade di Minori. Inizialmente era tutto molto semplice, ma in seguito al successo riscontrato è diventata una manifestazione più complessa, ricca di appuntamenti ed esibizioni di ogni tipo.

Anche a Vietri sul Mare, come negli altri comuni della Costa, il folclore si manifesta soprattutto in occasione delle feste, in particolar modo di quelle religiose. Per questi eventi di solito vengono allestite bancarelle che offrono dolciumi e giocattoli e si possono sentire in sottofondo le grida dei venditori che cercano di invogliare ad acquistare i proprio prodotti.

Ad agosto molto attesa è la Sagra dei Patroni. Per quest'occasione la banda musicale offre un repertorio lirico-sinfonico sulla piazza principale del paese. Le strade sono completamente illuminate, le campane suonano a festa e tutti si apprestano a partecipare alla processione durante la quale vengono portate a spalla le statue dei Santi Protettori di Vietri sul mare. La serata si conclude con gli immancabili fuochi d'artificio e, l'indomani, vi sono giochi di vario genere che coinvolgono grandi e piccini. La più suggestiva tra le feste di Vietri è probabilmente quella dell'Immacolata. Tra la notte del 7 e dell'8 dicembre pochi dormono, perché tutti sono in attesa della processione che si svolge alle quattro del mattino. Caratteristici sono i falò che vengono accesi in onore dell'Immacolata.

Altro evento molto atteso è la festa di Sant'Antuono, che protegge tutti coloro che lavorano con le fiamme e quindi anche i ceramisti. Molto rilevante è la tradizione di Vietri sul Mare, ove già la notte della vigilia si accendono delle grosse pire fatte di legna e di fascine. Questi falò possono raggiungere anche le dimensioni di sei/sette metri, e uniscono motivi sacri e profani.

A Positano, molto sentita da visitatori e abitanti locali era (non viene più organizzata) la festa dei Saraceni che rappresentava l'incursione notturna dei pirati a Positano. Venivano messe a mare delle tartane barbaresche con a bordo cinquanta marinai travestiti da saraceni, a torso nudo e con baffoni e benda nera ad un occhio. Questi assalivano Positano, ben illuminata da potenti riflettori: iniziavano con un bombardamento di razzi traccianti e potenti ghirlandole, mentre da terra ci si difendeva con armi dello stesso genere. Da una zona di Positano chiamata Arienzo partiva la flotta dei cristiani che, dopo essersi scontrati con le tartane, le abbandonavano e le incendiavano. Alla fine i pirati arrivavano dinanzi al clero e restituivano la Madonna. Tale battaglia navale era veramente degna di essere ammirata, anche per il magnifico scenario che le faceva da cornice. Purtroppo la festa è stata sospesa per motivi di ordine pubblico: per l'organizzazione bisognava infatti sgombrare completamente l'arenile dove si teneva la battaglia, ma poiché alcuni stabilimenti balneari sono in cemento questo non è più possibile.

Evento tutt'ora sentito è la Sagra della zeppola che si tiene l'ultima settimana di dicembre. Questa consiste in una vera e propria competizione alla quale tutti possono partecipare portando delle zeppole: una giuria proclamerà il vincitore. Dura 4 o 5 giorni e vengono allestiti degli stand per la degustazione, si balla, si ascolta la musica e ci si diverte.

A Scala, negli ultimi week-end di ottobre, vi è la Festa della Castagna, ormai giunta alla XIX edizione. Durante tale festa vengono allestiti degli stand per la degustazione di prodotti tipici quali il caratteristico panino con salsiccia e broccoli o altri a base di castagne. Si organizzano anche dei giochi a cui prendono parte sei squadre che corrispondono alle sei contrade che costituiscono il comune di Scala. Ad allietare la seconda parte della serata vi sono poi dei gruppi musicali che coinvolgono abitanti e vistatori in balli e cori.

A Tramonti vengono organizzate alcune sagre tra cui quella del limone, quella del vino abbinata alla Manifestazione "Calici di stelle" arrivata alla II edizione e durante la quale vi è la degustazione di prodotti tipici e la sagra della pizza, organizzata già da una quindicina di anni. Altra sagra importante è la festa della Montagna, che si tiene nella frazione di Corsano e per la quale vengono organizzati giochi e allestiti degli stand per la degustazione.

In tutti i comuni della Costiera amalfitana, tanto le feste patronali quanto le tradizioni popolari e le sagre sono momenti importanti per il ristabilimento del sistema familiare, sono un grande momento d'incontro, una sorta di appuntamento fisso. Le feste sono anche l'occasione per preparare piatti tipici come le zeppole di S. Giuseppe o di Natale, la pastiera e la minestra maritata a Pasqua, il sarchiapone e le melanzane al cioccolato.

 
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