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Prospettive

Punti critici ed opportunità

Composto per il 53% da superficie agraria, il territorio conserva una spiccata fisionomia agricola che, per quanto minacciata dalla crescita edilizia, contribuisce tuttora all'altissimo valore ambientale e paesaggistico della Costa d'Amalfi, specie ove si consideri l'altissima densità antropica ed edilizia delle circostanti aree urbanizzate (l'agro nocerino-sarnese, o la stessa periferia salernitana).
La distribuzione e le forme di utilizzo della superficie agraria, assieme alle diverse strutture insediative, rivelano la natura complessa e composita dell'area oggetto di studio e, in primo luogo, la naturale compenetrazione tra l'entroterra montuoso ricoperto di boschi, la collina terrazzata dell'arboricoltura mediterranea e l'esigua fascia costiera maggiormente segnata dalla presenza antropica, punteggiata dalle forme ricorrenti degli insediamenti raccolti allo sbocco dei valloni.
È un territorio caratterizzato da un alto grado di leggibilità, nel quale ancora si riconoscono le forme, i paesaggi agrari e le differenti topografie urbane, l'articolazione sedimentata dalla storia e dalla tradizione, in un'unitarietà che è insieme varietà e complemetarietà. È una straordinaria ricchezza, che permane nonostante la minaccia delle recenti ed ingenti trasformazioni: la crescita ediliza che ha occupato lo spazio cancellando i segni e confondendo i confini, le nuove logiche che si sono appropriate del territorio semplificandolo e livellandolo, annullando identità, mutando valori, cancellando e creando funzioni (si ricorda quanto emerso dall'analisi riguardo alle direttrici dell'espansione, alla semplificazione del sistema insediativo a seguito della fusione e dell'agglomerazione dei nuclei e dei centri, alle tipologia edilizie e alla qualità dell'arredo urbano, al più generale processo di banalizzazione e omologazione del territorio).
Varietà, complessità, profondità semantica, essenziale connessione delle parti che compongono un tutto unitario ed inconfondibile: sono i primi fattori di unicità, i primi formidabili punti di forza della Costa d'Amalfi. Eppure, anche (e soprattutto) quando si parli di territorio e di paesaggio, non è più pensabile considerare questo potenziale come un capitale consolidato, una sorta di inesauribile rendita di posizione.
La Costa d'Amalfi è già mutata, e ancora sta mutando. Il problema non consiste nel cambiamento in sé e per sé: sono piuttosto la direzione, le contraddizioni, le forme del cambiamento a richiedere una riflessione attenta. Nella misura in cui non tengono conto dell'eredità e dell'identità storico-culturale del territorio, le trasformazioni comportano, più che uno scadimento della qualità estetica, un'omologazione che mette in dubbio la specificità e l'irripetibilità dell'area. In questo contesto, i punti di forza si trasformano in elementi di fragilità, in criticità che non ci si può più permettere di subire ma che possono essere gestite: da un lato tramite l'approfondimento dei processi in atto e il governo delle forze che determinano il cambiamento, dall'altro con la valorizzazione dei contenuti positivi delle stesse trasformazioni.
Il governo del territorio e del paesaggio è compito e responsabilità di specifiche politiche di pianificazione e sviluppo la cui elaborazione e implementazione spetta ai diversi livelli e organi dell'amministrazione. Nell'ottica di questo progetto si cercherà comunque di fornire un contributo di conoscenza e analisi dei processi, anche e soprattutto per poterne inserire l'interpretazione in un ampio e organico contesto di valorizzazione orientato alla comprensione dei fenomeni e alla condivisione dei valori.
La densità edilizia rispecchia solo in parte la topografia e le originarie vocazioni produttive dei centri, confermando il dualismo tra la fascia costiera più densamente antropizzata e urbanizzata e l'interno agricolo a popolamento più rado. In realtà, la crescita turistica e la speculazione immobiliare hanno pesantemente influito sull'attuale distribuzione delle abitazioni, esasperando le più antiche differenziazioni e mutandone il significato. Lo si vede bene nei casi di Conca dei Marini e di Praiano, centri tradizionalmente più agricoli che marinari e caratterizzati da un insediamento sparso, la cui crescita edilizia è prevalentemente imputabile alla recente territorialità importata dal turismo balneare e alle nuove funzioni che hanno sostituito quelle agricole.
L'intero comprensorio possiede un consistente patrimonio di edifici che si possono definire "antichi" e che offrono interessanti opportunità di comprensione e valorizzazione delle locali tipologie architettoniche. Tali edifici rappresentano quote significative del patrimonio edilizio soprattutto nei centri costieri di più antico sviluppo: Vietri sul Mare, Cetara, Amalfi, Minori ed Atrani. In mancanza di uno specifico censimento finalizzato alla localizzazione e alla valutazione dello stato di conservazione degli edifici, si può comunque ipotizzare che alcuni di questi risultino non più utilizzati o abbandonati, e che per quelli tuttora abitati sussistano problemi di gestione e manutenzione anche a fronte delle mutate esigenze dei residenti e della necessaria dotazione di servizi.
Per i primi si possono ipotizzare il recupero e l'eventuale restauro e forme di utilizzo diverse da quelle abitative e magari funzionali alla valorizzazione anche turistica del territorio (centri di servizio e informazione, esposizioni permanenti ed eventi specifici, presidi territoriali nelle aree interne, percorsi didattici, centri di promozione delle attività tradizionali e così via). Di tutti gli altri è opportuno prevenire l'abbandono e il degrado, garantendone la conservazione senza trascurare le difficoltà e i disagi che sempre sono connessi all'abitare in edifici storici (e che in parte derivano dagli eventuali vincoli).
Ad Atrani, ad esempio, più di un quarto delle abitazioni risultava non utilizzata già nel 1991. Sembra evidente che il progressivo abbandono del borgo finirebbe per facilitarne e accelerarne il degrado, con un'enorme perdita di potenziale culturale e di beni patrimoniali. La peculiarità di Atrani consiste nell'esperienza di un borgo marinaro pressochè intatto, che dal punto di vista del visitatore può essere vissuta anche solo percorrendone i vicoli ma, rispetto alla fruizione attuale, sulla scorta di una presentazione precisa ed approfondita delle manifestazioni e del patrimonio diffuso. Sarebbe interessante imperniare l'offerta su un centro di informazione e promozione, che consentirebbe tra l'altro di utilizzare e rendere fruibile almeno uno degli edifici attualmente abbandonati. Rimane il fatto che il borgo deve continuare ad essere abitato e vissuto: le alternative sono infatti il degrado, oppure la museificazione che prelude ad una dannosissima ricostruzione artificiale.
Nel corso del secolo appena trascorso tutti i comuni sono stati interessati da una consistente crescita edilizia, che soprattutto dagli anni Sessanta è stata ispirata dalle logiche della speculazione e del mercato delle seconde case e degli affitti stagionali, più che da necessità di adeguamento e miglioramento delle condizioni abitative della popolazione. L'espansione ha seguito le fasi della crescita turistica, investendo sia la fascia costiera che le aree interne e finendo in non pochi casi per occultare la struttura insediativa e l'articolazione territoriale tradizionali. Gli strumenti vincolistici entrati in vigore negli anni Settanta e Ottanta hanno determinato un forte rallentamento della crescita, che tuttavia prosegue soprattutto nei comuni collinari e, in genere, nelle aree interne che si ritengono meno "visibili" e comunque solo marginalmente coinvolte dai flussi turistici.
Dell'espansione edilizia è necessario tenere conto ai fini della presentazione e della valorizzazione del territorio e del paesaggio: sarebbe un errore cercare di occultarla o negarla, magari inducendo i visitatori ad un'assurda ricerca delle sopravvivenze del passato e dei pochi siti non visibilmente raggiunti dalle trasformazioni. Purtroppo la crescita ha assunto dimensioni e forme tali da scoraggiare qualunque tentativo di valorizzazione e apprezzamento del "già fatto" recente: non è però escluso che un'analisi critica possa risultare di qualche interesse anche per i visitatori, che non possono non entrare in contatto con le manifestazioni visibili dei processi e che potrebbero tuttavia essere motivati alla loro comprensione. Piaccia o no, la Costa d'Amalfi è anche questo: i nuovi paesaggi sono espressioni e manifestazioni coerenti della cultura e della società che li ha prodotti, e in quanto tali possono e devono essere letti, interpretati e spiegati. Evidentemente, questo presuppone da parte non solo dell'offerta turistica, ma dell'intero sistema locale il passaggio ad una più consapevole fase di crescita e arricchimento sociale e culturale.
D'altro canto, non è escluso che la valorizzazione delle aree tuttora ai margini dei circuiti turistici possa contribuire a limitarne la manomissione e/o il degrado dovuto all'abbandono: la presenza e l'interesse dei visitatori, lo sviluppo socio-culturale e, in genere, un rapporto più equilibrato con la crescita turistica potrebbero se non altro incoraggiare una maggiore cura ed attenzione per il territorio.
L'analisi ha messo in luce come, a fronte di un calo demografico piuttosto consistente, la crescita edilizia (anche quella abusiva avvenuta dopo l'entrata in vigore degli strumenti vincolistici) sia da ricondurre soprattutto al proliferare delle abitazioni non occupate, che in tutto il comprensorio sono aumentate sia in valore assoluto che in termini relativi, come percentuale sul totale delle abitazioni. A questo proposito, si possono fare alcune osservazioni.
In primo luogo, il fatto che la maggioranza di tali abitazioni risultino utilizzate "per vacanza" pone l'accento sulla funzione turistico-residenziale assunta dalla Costa d'Amalfi. Questa funzione si traduce in una consistente presenza non solo di seconde case, ma anche di alloggi destinati all'affitto stagionale.
Al turismo residenziale è opportuno prestare particolare attenzione: da un lato perché i proprietari di seconde case sono potenzialmente sensibili ed interessati sia ad una riqualificazione dell'offerta e delle opportunità di fruizione turistica sia all'equilibrio, al benessere e alla gradevolezza complessiva dei luoghi; dall'altro, perché si tratta di un segmento di domanda che certamente apporta vantaggi e benefici all'economia locale, ma che si rivela se non incompatibile senz'altro conflittuale rispetto ad altri segmenti e in particolare al turismo pendolare ed escursionistico. Il rischio è che il peggioramento della qualità ambientale dovuto alla congestione e all'affollamento induca i proprietari di seconde case a spostarsi altrove, cedendo o affitando le proprie abitazioni ad una clientela sempre meno esigente e qualificata.
Infine, l'ampia disponibilità di alloggi in affitto concentrati nei comuni di Ravello e, soprattutto, di Maiori pone in luce la necessità e le potenzialità del rinnovamento dell'offerta destinata a quanti scelgono la Costa per la villeggiatura. Si tratta di una clientela che rispetto a quella degli alberghi sceglie soggiorni piuttosto lunghi, che potrebbe essere interessata ad una diversificazione dell'offerta soprattutto estiva e che, infine, potrebbe benissimo essere invogliata a ritornare.
Maiori, in particolare, sembra non avere molta scelta: date le scelte che sono state fatte, la fisionomia dell'abitato e l'attuale struttura dell'offerta locale, la località non può che puntare sul turismo balneare estivo valorizzando al meglio la presenza della più ampia e spaziosa spiaggia della Costiera. Deve comunque essere chiaro che questa tipologia di offerta non può e non deve più essere considerata di per sé qualitativamente inferiore ad altre: nel contesto attuale, che ha visto tra l'altro una significativa riduzione sia degli arrivi che delle presenze, è anzi necessario trasformare il tanto discusso lungomare in un'opportunità e in un elemento di diversificazione dell'offerta nell'ambito nel sistema "Costa d'Amalfi". In un processo di negoziazione e approfondimento delle specificità e identità locali e di progressiva e sempre maggiore integrazione l'evidente propensione di Maiori al turismo balneare potrebbe svincolare le località meno adatte dalla necessità dell'offerta di balneazione, consentendo contemporanemante a quanti soggiornano a Maiori di intervallare le giornate di sole e mare con visite ed escursioni anche "tematiche" nelle altre parti del territorio. Come condizione imprescindibile, rimane la riqualificazione dell'offerta a livello sia di località che di sistema.
La seconda osservazione riguarda la massiccia presenza di abitazioni non occupate nelle aree interne e cosiddette periferiche (ovviamente, rispetto al mare). Emblematico è il caso di Tramonti, dove il forte calo demografico associato alle logiche speculative del mercato immobiliare ha determinato un impressionante incremento sia del numero che della quota di abitazioni non occupate. È una delle più stridenti e preoccupanti manifestazioni degli squilibri che hanno segnato la crescita turistica del comprensorio: come Tramonti, molte altre porzioni del territorio sono state ridotte al ruolo di infrastrutture strumentali alla fruizione a basso costo della parte "buona" della Costiera. In questi casi, la scommessa consiste nella valorizzazione dell'enorme potenziale e dei ricchissimi contenuti culturali e ambientali di aree che troppo facilmente sono state ritenute marginali, per essere trattate alla stregua di quartieri-dormitorio. Evidentemente sarà necessario ideare e sviluppare un'offerta specificamente declinata e modellata sulle peculiarità locali: un'offerta che non potrà in alcun modo essere la brutta copia di quella già praticata altrove, e che tramite contenuti e opportunità di fruizione innovative consentirà finalmente alle aree interne di godere dei benefici anche economici del turismo, anziché doverne solo sostenere i costi ambientali.
Un'ultima osservazione riguarda le ricadute e gli effetti sociali e culturali della diffusione delle abitazioni non occupate. Anche a causa del calo demografico, sembra infatti profilarsi il rischio di un oscuramento delle logiche insediative e territoriali locali a tutto vantaggio di quelle turistiche e speculative. La questione appare di grande rilevanza perché va a modificare i valori e i significati attribuiti allo spazio vissuto e al patrimonio che vi è sedimentato: in particolare, il rapporto con i beni e con lo stesso territorio va sempre più configurandosi come una sorta di mercificazione improntata allo sfruttamento, che gradualmente sostituisce il dialogo ricco e vitale, culturalmente creativo e produttivo che gli individui e le comunità dovrebbero intrattenere con il proprio patrimonio.
Le ricadute della territorializzazione turistica si possono sintetizzare: nell'esasperazione della spaccatura che separa la fascia costiera dalle aree interne e che riguarda anche le direttrici, i contenuti e le modalità della crescita economica e dello sviluppo socio-culturale ed ambientale; nel progressivo indebolimento delle funzioni e delle attività non coinvolte dal mercato e dalle attività turistiche; nell'omologazione sia fisica che semantica del territorio, che rende inattuabile l'integrazione organica tra le componenti del sistema private della propria individualità.
Le proposte che scaturiranno da questa ricerca terranno conto di tali criticità, cercando di esaltare il potenziale creativo del turismo e traducendolo in ipotesi di valorizzazione compatibili e sinergiche rispetto alle esigenze manifestate dal sistema locale. Il primo obiettivo sarà l'identificazione dei fattori alla base delle singole e molteplici identità locali: in un processo di confronto e negoziazione delle specificità, si cercherà di individuare per ogni centro e/o porzione di territorio una specializzazione fondata sugli effettivi elementi di unicità. In questo modo si potranno restituire al sistema la varietà, la complessità, la diversificazione, la complementarietà che rappresentano le condizioni necessarie dell'integrazione e dell'unitarietà.
In secondo luogo si cercheranno opportunità di integrazione e sinergia tra il turismo e le attività tradizionali, dalla pesca all'agricoltura all'artigianato: quello che si auspica è un processo non tanto di sostegno economico, quanto di vera e propria rivitalizzazione e piena valorizzazione (non solo turistica) dei contenuti e dei valori sociali e culturali insiti in tali attività.
Infine, riprogettando l'offerta in un'ottica sistemica, diversificando e decentralizzando, si intende procedere nella direzione di un riequilibrio territoriale. Questo a un duplice scopo: de-congestionare la fascia costiera liberandola dai vincoli della spettacolarizzazione e dell'artificialità dettata dall'immagine e lasciandola finalmente libera di essere semplicemente se stessa; individuare opportunità di sviluppo per il potenziale delle aree interne marginalizzate e degradate, con una particolare attenzione all'attuale contesto socio-economico.
Se organica e compatibile, la valorizzazione turistica può svolgere un ruolo creativo anche nei confronti dell'ambiente fisico. Certamente, deve tenere conto dei suoi vincoli. Il dissesto idrogeologico, ad esempio, pone dei limiti alla fruibilità e all'accessibilità del territorio. D'altro canto, la riapertura e la manutenzione dei tanti sentieri, percorsi e vie gradonate oggi abbandonati e quasi o del tutto impraticabili a causa del degrado e dell'incuria possono contribuire al riordino e al recupero sia territoriale che ambientale. Discorso analogo riguarda i boschi, poco sicuri e difficilmente percorribili perchè di proprietà privata o minacciati dagli incendi, ma anche perché spesso abbandonati: anche in questo caso, un maggiore interesse e una più diffusa domanda di fruizione e godimento potrebbero offrire un'alternativa all'abbandono e porre un freno al degrado che certamente facilita gli incendi e la conseguente compromissione del valore naturalistico e paesaggistico.
Quanto emerso a proposito della non eccellente qualità delle acque costiere induce a riconsiderare con grande attenzione la funzione balneare della Costiera: d'altro canto, la stessa conformazione del territorio e l'esiguità delle spiagge rende l'area assolutamente non adatta alla balneazione. È stato evidentemente il boom del turismo balneare ad indurre le località costiere ad adattarsi per inseguire la domanda. E tuttavia, nel contesto dell'attuale mercato turistico, è evidente che la Costa d'Amalfi non può essere concorrenziale come destinazione balneare, e che deve perciò fondare il proprio valore aggiunto e la propria competitività su basi differenti.
Evidentemente, le proposte dovranno tenere conto della grave situazione in cui versa il sistema dei trasporti. Gli scenari si collocheranno nel contesto delle proposte già avanzate o in fase di attuazione, rivolgendo una particolare attenzione ai collegamenti interni, alla possibilità del by-pass in galleria e ai mezzi di trasporto alternativi, soprattutto marittimi.
 
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