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Prospettive

Punti critici e scenari alternativi

Alla luce dell'analisi svolta, i punti critici che richiedono particolare attenzione possono essere così sintetizzati:
1. La riduzione della durata dei soggiorni, con dati quasi identici per la clientela italiana e per quella straniera (in media, poco meno di 4 giorni);
2. La stagionalità dei flussi turistici, concentrati nei mesi estivi;
3. La tendenza a fare della Costiera la base per escursioni a siti di interesse turistico collocati al di fuori del sistema territoriale (Pompei, Paestum, Capri, Sorrento...). Tale tendenza è riscontrabile sia dal punto di vista della domanda (secondo quanto emerso dalle risposte ai questionari), sia da quello dell'offerta (come dimostrato dall'analisi condotta su Internet a proposito dell'immagine turistica).
4. L'andamento dei flussi indica che il bacino turistico "Costiera Amalfitana" si trova in una fase di maturità o stagnazione;
5. È in atto una forte dinamica centro/periferia che implica sviluppi divergenti nella fascia costiera e nelle località collinari e montane, queste ultime tuttora ai margini dei circuiti e degli interessi turistici. Il dualismo si manifesta già nella localizzazione delle strutture ricettive, ed è strettamente connesso ai contenuti dell'offerta e dell'immagine turistiche: entrambe privilegiano infatti siti e attrattive che in modo più o meno diretto ed esplicito si riferiscono a soggiorni "estivi" e "balneari", ribadendo e rafforzando le motivazioni turistiche già consolidate e canalizzando gli interessi verso una gamma limitata e limitante tanto di luoghi quanto di temi.
6. L'organizzazione spaziale disorganica e frammentaria, che rende impossibile l'individuazione di aree omogenee: le funzioni e lo sviluppo del territorio rispondono alle sollecitazioni schizofreniche e sconnesse del mercato turistico e riproducono per l'intera area una fisionomia a macchia di leopardo, che ricalca la localizzazione puntiforme dei "siti" di attrazione isolati e selezionati in base a logiche e criteri estranei ed esogeni.
7. La scarsità di strutture complementari adatte anche a soggiorni brevi (agriturismo, b&b...).
A fronte di queste criticità, sussistono tuttavia punti di forza e opportunità che non possono in alcun modo essere trascurate.
Innanzitutto, la riduzione della durata dei soggiorni rientra in una tendenza di lungo periodo che interessa l'intero mercato turistico internazionale, e non può pertanto essere imputata in modo esclusivo a carenze o debolezze dell'offerta locale. Si potrebbe anzi pensare di trasformarla in opportunità tramite un'offerta diversificata e specializzata, fondata su una vera e autentica valorizzazione delle risorse locali (di tutte le risorse locali) e centrata sui reali fattori di unicità della Costiera nel suo complesso e ancor più delle singole località che ne fanno parte, ognuna con contenuti e specificità proprie.
Un'offerta di questo tipo, se di qualità, potrebbe rispondere in modo innovativo alla preferenza che i visitatori esprimono per vacanze più brevi, ma ripetute nel tempo. I soggiorni potrebbero infatti essere orientati all'approfondimento di uno specifico aspetto del patrimonio locale, stimolando la clientela a ritornare (magari in un diverso periodo dell'anno, o soggiornando in un'altra località) per interessi differenti e con nuove motivazioni. A questo proposito non è superfluo ricordare che una tendenza in questo senso sembra emergere già dai questionari: gli interessi dei visitatori e le località di soggiorno sembrano già variare in funzione della stagione.
Alla possibilità di cogliere questa opportunità concorre la stessa stagionalità dei flussi, che risulta sì piuttosto accentuata, ma non esasperata. I flussi turistici si distribuiscono infatti tra aprile ed ottobre, con un'interessante alternanza tra italiani e stranieri riguardo ai mesi "preferiti".
Pur nel quadro di un'altissima preferenza accordata agli alberghi, negli anni più recenti si è inoltre registrato uno spostamento della clientela verso le strutture extralberghiere. In tali esercizi la permanenza media sta lentamente aumentando, in leggera controtendenza rispetto al dato generale. Se da un lato sembra ancora ben radicata una certa tendenza alla "villeggiatura", con soggiorni in strutture non alberghiere che durano da una settimana a dieci giorni, nulla impedisce di incrementare l'offerta di ospitalità in strutture diverse sia dagli alberghi che dagli appartamenti in affitto, e che ben si prestano a soggiorni brevi e "mirati" (si pensi ai b&b, o alle aziende agrituristiche). Naturalmente, questo implicherebbe un controllo costante sulla qualità dell'ospitalità e delle strutture, a garanzia di una coerenza con le più ampie finalità dell'offerta. Va da sé che i nuovi esercizi dovrebbero contribuire ad equilibrare la distribuzione sul territorio dell'offerta di ospitalità.
Particolarmente interessante appare il fatto che la maturità (e, a maggior ragione, la stagnazione) non sia stata raggiunta per la destinazione nel suo complesso, ma solo per alcuni prodotti turistici per lo più localizzati nella fascia costiera e in genere nelle aree che si possono definire "centrali" (ad esempio, il turismo balneare a Maiori). In questo senso e nell'ottica di una riqualificazione del turismo, il già evidenziato dualismo può rivelarsi un'opportunità: proprio nelle aree "periferiche" o "marginali" risiedono infatti le potenzialità per diversificare e decentralizzare l'offerta, arricchendo e rinnovando le motivazioni con la proposta di prodotti turistici "giovani" e attraverso la valorizzazione consapevole di risorse finora del tutto o parzialmente trascurate.
Evidentemente, l'attenuazione degli attuali squilibri anche turistici tra le diverse parti del territorio ne faciliterebbe la presentazione come sistema unitario ed integrato, valorizzando al tempo stesso le diversità interne e la varietà dell'offerta come autentici punti di forza. A sua volta, tale presentazione riuscirebbe meglio a trattenere i visitatori sul territorio, incoraggiando la conoscenza dei beni diffusi e del contesto socio-culturale e territoriale e fornendone un'immagine d'insieme se non completa, quantomeno organica.
Ulteriori criticità sono emerse dall'analisi dell'immagine turistica e delle sue implicazioni.
La vera e propria storia turistica della Costiera Amalfitana ha avuto inizio con il Grand Tour settecentesco. Da allora, gli sguardi e le percezioni dei viaggiatori hanno prodotto un insieme complesso di immagini, significati, valori e sensazioni che una volta divulgate ed assimilate hanno finito per sedimentarsi, fondersi e radicarsi nell'immaginario collettivo, riassumendo il "senso" dei luoghi per intere società di potenziali visitatori. I resoconti di viaggio, i testi letterari ambientati nelle più fascinose località della Costiera, la poesia dei paesaggi fissata nei dipinti e perfino la musica hanno fatto per ben due secoli la fortuna turistica della nostra area.
La forza, la vitalità, la pervasitivà e la permanenza di tali immagini sono in parte dovute al profilo e alla fama di quei primi viaggiatori d'eccezione, che con gusto e sensibilità artistica hanno saputo raccontare, comunicare, svelare la Costiera Amalfitana a un pubblico dapprima ristretto, poi sempre più ampio. La stessa fortuna che la Costiera Amalfitana continua a riscuotere all'estero è certamente legata al fatto che i suoi "inventori" siano stati in massima parte stranieri, e che le loro interpretazioni siano divenute parte integrante della cultura dapprima europea, poi anche statunitense.
E tuttavia, nell'epoca della comunicazione globale e della diffusione di massa non si può ignorare la traslazione di senso e di significato che quelle stesse immagini hanno subito e continuano a subire. Mutati i valori sociali e la temperie culturale, l'identificazione con una Costiera così fortemente connotata dai modelli del passato non è, semplicemente, più possibile. Rimane però come anelito, come desiderio e aspettativa: cristallizzate in stereotipi, le sincere ed immediate percezioni dei primi viaggiatori devono oggi essere ricreate artificialmente, dall'esterno. L'immagine pubblicitaria si è appropriata dei canoni percettivi di culture ormai tramontate, costruendo preconoscenze e suggestioni e alimentando processi cognitivi che portano i turisti di oggi non solo a ricercare, ma a "vedere" e a "sentire" la Costiera romantica ed orientaleggiante con uno sforzo consapevole, continuo, cosciente e perfino compiaciuto.
Evidentemente, il rischio è quello di uno scollamento tra l'immagine e la realtà attuale di un sistema vivo e mutevole, fatto di un territorio in trasformazione e di un tessuto sociale pienamente integrato nel contesto contemporaneo. Ma c'è di più: se da un lato l'immagine turistica opera una selezione e una lettura dei luoghi che in qualche modo li spinge all'imitazione e alla ricostruzione del passato, dall'altro finisce per ignorare i prodotti della storia recente, e per trascurare il ricchissimo patrimonio dei beni che per qualche ragione non hanno trovato spazio nelle interpretazioni canoniche e consolidate.
Il risultato è quell'immagine disorganica e un po' banale che è emersa dalla piccola ricerca che abbiamo svolto sul web. Bisogna tenerne conto, perché è questa immagine a guidare non solo le scelte dei turisti, ma anche le scelte localizzative dell'industria turistica e dei servizi. Nel complesso, sembra che il boom del turismo balneare estivo abbia prodotto un enorme spreco di risorse. Innanzitutto in termini spaziali e territoriali, con l'apparentemente logica concentrazione delle attrattive e delle strutture in poche, già celebri località: i risultati sono dinamiche differenziate e fortemente divergenti tra i centri che dovrebbero comporre un sistema organico e integrato, e che si trovano oggi a fronteggiare un degrado dovuto qui alla congestione, là all'abbandono. In secondo luogo, nell'individuare ciò che doveva attrarre e soddisfare i turisti si sono lasciate cadere molte preziose opzioni: come già si accennava, le possibilità di intervento si trovano proprio nel recupero e nella profonda valorizzazione dei beni trascurati, dimenticati, abbandonati e degradati, a volte perfino esauriti.
L'esigenza di un simile rinnovamento dell'offerta è già avvertita, anche se non in termini chiari ed espliciti: lo dimostra lo sforzo di diversificazione già notato nell'analizzare l'offerta turistica. Effettivamente, le recenti tendenze del mercato internazionale spingono in questo senso. Ma sussistono ostacoli ed inerzie che devono essere individuati, per poter essere rimossi o superati. I sintomi più evidenti delle attuali difficoltà consistono:
. nella qualità della valorizzazione del patrimonio;
nella presentazione stereotipa dei paesaggi;
. nell'assenza di integrazione tra comuni e nella tendenza a proporsi come "base d'appoggio" per altre escursioni;
. nella superficialità e nell'approssimazione con la quale vengono approcciati i temi del patrimonio diffuso e immateriale, dall'enogastronomia ai percorsi naturalistici.
Infine, particolarmente pericolosa sembra la tendenza a proporre ad ogni costo un'offerta onnicomprensiva, del tipo "tutto e ovunque". Le proposte di questo progetto andranno nella direzione opposta, ricercando i fattori di unicità ed eccellenza del territorio nel suo complesso e di ogni singolo centro in modo da negoziare le specificità in vista di un'integrazione complessa non solo dell'offerta turistica, ma anche dell'intero sistema locale.
Le risposte fornite dai visitatori sono apparse incoraggianti, perché sembrano confermare l'esistenza di una disponibilità, di un interesse, di uno "spazio" aperto nel mercato.
Innanzitutto, il profilo dei turisti sembra adatto al recepimento di un'offerta più completa ed approfondita. Particolarmente interessanti sono il buon livello culturale; la propensione a spostarsi a piedi; la preferenza per viaggi individuali organizzati autonomanente che, se adeguatamente assecondata, permetterebbe di sganciare l'offerta locale dalla dipendenza dai tour operators internazionali; l'interesse dichiarato per il patrimonio culturale e naturalistico, interesse non pienamente soddisfatto ma che proprio per questo apre preziosi spazi di intervento soprattutto sul patrimonio diffuso.
Da tenere in debita considerazione è il buon livello di soddisfazione dei visitatori. Sembrano comunque non solo auspicabili, ma necessari, alcuni interventi che vadano nelle seguenti direzioni:
1. migliorare la qualità dell'offerta culturale tout court (eventi, manifestazioni, valorizzazione del patrimonio), soprattutto alla luce del ruolo svolto dalla cultura tra le motivazioni del soggiorno;
2. ripensare sia l'immagine che l'offerta turistica attualmente centrate sul turismo balneare: le valutazioni sulle spiagge sono generalmente piuttosto basse, fatto che induce a ritenere che la Costiera farebbe bene a basare su altri fattori la propria competitività;
3. promuovere e sostenere l'artigianato, apprezzato ma generalmente poco conosciuto forse perché non abbastanza visibile;
4. risolvere almeno parzialmente i problemi legati alla viabilità e ai trasporti. Dai questionari emergono con sufficiente chiarezza sia il disagio provocato dalla congestione, sia la propensione ad utilizzare mezzi privati che contribuiscono sì al peggioramento della situazione, ma che appaiono come l'unica soluzione praticabile a fronte dell'inadeguatezza e delle inefficienze dei trasporti pubblici. In questo senso è opportuno tenere in debita considerazione sia la disponibilità a spostarsi a piedi, sia l'interesse dimostrato per i trasporti marittimi;
5. migliorare l'informazione turistica in tutti i suoi aspetti, dalla segnaletica alla cartellonistica al servizio fornito dagli uffici preposti;
6. garantire il rapporto qualità/prezzo nel settore della ristorazione;
7. tenere in debita considerazione e tentare di attenuare l'incompatibilità tra diversi segmenti di domanda che tendono ad autoescludersi. In particolare, il caos e l'affollamento estivi scoraggiano le motivazioni e gli interessi dei segmenti più qualificati e dei visitatori abituali.
 
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