Forum “Programmi Europei e fondi strutturali per la Cultura: l’ultima occasione per il Sud?” 
21 Febbraio 2014
Referente per CUEBC: P. Graziani

in collaborazione con Confcultura e Studio Crisostomi-Beni Culturali


Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori di essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di stato
Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli, 1945

Nel Mezzogiorno di oggi vi sono molte risorse locali sottoutilizzate soprattutto nei beni culturali, ambientali e nel turismo ma anche conoscenze scientifiche nelle università per lo sviluppo di attività innovative; saper fare diffuso in settori manifatturieri e in agricoltura per produzioni specializzate a elevato valore simbolico. Insomma, ci sono opportunità che possono trarre vantaggio dalle nuove tendenze della domanda nell’ambito dei processi di globalizzazione.

La capacità di cogliere queste opportunità non è più legata a politiche di finanziamento assistenzialiste ma all’impiego più efficace delle risorse, soprattutto con riferimento al nuovo ciclo delle politiche europee: circa 100 miliardi in sette anni. Tuttavia di fronte ai tradizionali problemi posti dall’utilizzazione di questi fondi in termini di capacità di spesa - soprattutto di qualità ed efficacia della spesa - è necessario un cambiamento incisivo dei meccanismi di gestione di tali risorse. Occorre una maggiore capacità di governo complessivo dei fondi a livello nazionale, una strategia che permetta di selezionare pochi obiettivi cruciali sui quali concentrare gli interventi evitando le spinte alla frammentazione in mille rivoli; e occorre anche in questo caso una maggiore capacità di controllo, di sostegno attivo e, se necessario, di sanzione dei programmi e degli interventi.
C’è bisogno certamente di una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Governo centrale e dei governi regionali, ma serve soprattutto un movimento “dal basso”, dalle imprese, dalla società civile, dal mondo dell’università e della ricerca.
Rimuovere gli ostacoli di natura socio-culturale e politica che bloccano lo sviluppo autonomo del Sud non è facile. Affrontare con determinazione il problema, dal lato della società civile e da quello della politica, richiede una strategia, una visione condivisa dalle principali forze politiche e culturali, e soprattutto una sguardo lungo e un’azione coerente nel tempo e condotta su più piani.