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Geografia

Morfologia

La Costa d'Amalfi comprende tredici comuni (Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti e Vietri sul Mare) disposti a differenti altitudini lungo il versante meridionale della catena dei Monti Lattari, che si protende in mare dividendo il Golfo di Napoli da quello di Salerno.
La morfologia dell'area che affaccia sul Golfo di Salerno è caratterizzata da rilievi aspri, con versanti molto acclivi e non di rado perpendicolari al suolo. Le coste sono perciò alte, a strapiombo, localmente interrotte da canaloni e vallate formatesi a seguito di fasi di frattura e dell'erosione carsica. Proprio nelle vallate, oltre che nei pianori a quota collinare, è concentrata la presenza antropica.
Le cime sono elevate, fino ai 1.316 metri del Monte Cerreto e agli 855 del Monte di Chiunzi, il cui passo rappresenta la più agevole via di comunicazione tra la costa e l'agro nocerino. I rilievi sono costituiti da rocce calcaree - dolomitiche, ma i suoli sono solo raramente in rapporto diretto con tale basamento: in alcuni casi, soprattutto nella sezione occidentale della dorsale, essi poggiano su substrati di arenarie; in altri, e in particolare nella zona del Monte Chiunzi, sui detriti piroclastici di genesi eolica provenienti dal complesso vulcanico Monte Somma -Vesuvio.
L'attività vulcanica ha condizionato in ogni epoca l'abitabilità della Costa d'Amalfi. Il complesso Monte Somma - Vesuvio è infatti costituito da un vulcano geologicamente più vecchio, il Monte Somma, l'inizio della cui attività risale a circa 300.000 anni fa, e da uno più recente, il Vesuvio, formatosi in seguito al collasso della caldera del primo. Considerando anche il fatto che l'attività di questo vulcano è caratterizzata da periodi di quiescenza interrotti da fenomeni eruttivi di elevata entità, si può comprendere quanto spesso, in una stratigrafia archeologica, l'elemento diagnostico riferito alla cronologia delle evidenze sia costituito dalle piroclastici da caduta.
L'attività vulcanica anteriore all'eruzione pliniana del 79 d.C., che ebbe impatti notevoli sull'antropizzazione della nostra zona a causa della violenza con cui si verificò, annovera numerosi fenomeni eruttivi. Tuttavia, ai fini di una conoscenza circoscritta agli effetti di tali eventi sulla abitabilità dell'area in epoca storica, saranno citate solo le crisi eruttive più importanti.
A circa 35.000 anni b.p. (before present) risale la catastrofica esplosione dei Campi Flegrei, che produsse ben 240 kmq di materiale vulcanico, l'Ignimbrite Campana; 25.000 anni b.p. si verificò l'eruzione detta "delle pomici di Codola", con pomici verdastre; 17.000 anni b.p. ci fu quella "delle pomici di base", con pomici bianche; a 11.000 anni b.p. risale invece l'eruzione "delle pomici di Lagno Amendolara", con lapilli e scorie nere. L'eruzione "delle pomici di Mercato", verificatasi 7.900 anni b.p., produsse pomici bianche con tendenza al rosa e miste a cenere, e fu seguita da quella "di Avellino" che, 3.800 anni b.p., determinò nell'area nord-orientale un accumulo ben stratificato di pomici bianche, sostituite verso l'alto da una quantità maggiore di pomici grigie.
Tra l'eruzione "di Avellino" e quella del 79 d.C., che ebbe caratteristiche simili anche se di portata maggiore, si verificarono almeno altri quattro fenomeni eruttivi, i cui prodotti non sono ben distinguibili in quanto frammisti a grandi quantità di cenere.
Sicuramente, l'eruzione meglio documentata resta quella del 79 d.C., anche e soprattutto grazie alla descrizione che Plinio il giovane affida a due lettere indirizzate a Tacito(1). Gli studiosi sono così riusciti non solo a ricostruire le varie fasi dell'evento, ma anche ad individuare i prodotti depositati durante l'eruzione. Pomici riconducibili a questa eruzione sono state identificate in zone distanti anche 70 km dal punto eruttivo: lo strato diventa consistente nell'area del Monte di Chiunzi, sicuramente grazie alla forza dei venti presenti in quota.
Anche dopo il 79 d.C. il Monte Somma-Vesuvio continuò ad intervallare la quiescenza ad episodi eruttivi: si riconoscono undici eruzioni anteriori al 1631. Tra queste, importante è quella "di Pollena", avvenuta tra il 469 e il 474 d.C. con emissioni di pomici verdoline e che colpì con 0,16 kmq di prodotti piroclastici. L'eruzione del 1631 ebbe caratteristiche simili alle precedenti, ma è caratterizzata da più numerosi inclusi litici nella parte alta dello strato. Il ciclo eruttivo iniziato allora si è concluso con l'attività vulcanica del 1944, durante la quale piroclastiti leggere ricoprirono con uno strato spesso fino a 50 centimetri molte parti della fascia costiera.
Mentre in pianura determinano la formazione di strati più o meno spessi, le pomici e le ceneri trasportate dalle correnti eoliche di quota provocano un pericoloso accumulo su entrambi i versanti della dorsale dei Monti Lattari, sia direttamente sulla roccia che su precedenti paleosuoli. A causa del loro basso peso specifico e delle piccolissime dimensioni, tali materali sviluppano terreni soffici e friabili, con elementi minerali ed organici che permettono un'ottima copertura boschiva. Nelle zone più elevate e in quelle orientali, a Tramonti e a Chiunzi, prevalgono piroclastiti in banchi che costituiscono i substrati più estesi, tali da attribuire al paesaggio naturale caratteri prevalentemente vulcanici.
Numerosissimi sono quindi i fenomeni di instabilità delle superfici, generati da una triplice serie di motivi:
1. fenomeni di fratturazione con distacchi di massi, dove la roccia calcarea è in affioramento;
2. nel caso di substrato argilloso (soprattutto a nord di Ravello e ad ovest di Tramonti), gli eventi meteorici di particolare intensità determinano lo smottamento degli strati inferiori;
3. eradicazione ed infiltrazione di acqua meteorica tra i soprassuoli e la roccia calcarea, che mobilizza verso le valli la copertura di materiale piroclastico e dei detriti presenti in quota (di tali eventi particolarmente distruttivi sono state trovate tracce sia archeologiche che geologiche)(2).
Le aree costiere - ossia quelle oggi più intensamente urbanizzate - hanno avuto origine da eventi alluvionali che con l'apporto di detriti hanno formato pianure di estensione limitata, la cui linea di costa ha risentito nel corso dei secoli di fasi alterne di progradazione e regressione.
La linea di costa di queste "pocket beaches" è comunque instabile, anche nel breve periodo: in parte per l'accumulo dei detriti provenienti dai bacini di alimentazione montani attraverso le acque ruscellanti e a seguito dei fenomeni disastrosi che hanno colpito e colpiscono l'area; in parte per l'azione modellante delle correnti marine.
Per comprendere la portata di questi fenomeni basti pensare che nella notte tra il 25 e il 26 agosto del 1954, a fronte di 141 mm di pioggia caduti tra le ore 21 e le 22, si verificarono eventi alluvionali che produssero in alcuni punti della costa una progradazione della linea di riva con formazione di lobi deltizi per una distanza che raggiunse i 150 m, e un sollevamento del piano di campagna di 4,00 - 5,00 m. Moltissime furono le vittime.

Sismicità
Pur presentando numerose famiglie di faglie, l'area della Costa d'Amalfi non risulta sismogenetica. L'assenza di sismiti nella serie delle formazioni litoidi conferma la sostanziale stabilità, databile a 30.000 anni. Tuttavia, l'area risente ed ha risentito in passato sia dei terremoti di origine vulcanica sia di quelli che hanno la propria zona epicentrale nell'Appennino Campano-Lucano.


Idrografia
L'idrografia superficiale è caratterizzata da corsi d'acqua a carattere torrentizio che nascono dalla dorsale montuosa e che, attraverso le profonde incisioni delle vallate, defluiscono a mare con foci che nel corso dei secoli hanno subito variazioni di sbocco (nel caso del Reghinna Minor a Minori è stato possibile ricostruire il paleoalveo).
A differenza del torrente Chiarito che attraversa l'area urbana di Amalfi, del Dragone che avendo origine a monte di Scala divide in due l'abitato di Strani e del Reghinna Minor, solo il Reghinna Maior, a Maiori, presenta una ricca alimentazione determinata dalla confluenza di numerosissimi corsi d'acqua a carattere stagionale, i cui bacini di alimentazione si trovano tra i rilievi di Tramonti.
Infine, numerose in tutta l'area sono le sorgenti.


Fondali marini
La geomorfologia dei fondali marini si ricollega alla natura geologica dell'area. Siamo in presenza di grandi fondali, caratterizzati da strette piattaforme rocciose che scendono a grandi profondità ( anche - 400 m) a poca distanza dalla costa.
La presenza di materiale detritico depositato dalle acque ruscellanti, unito ai residui delle ingenti frane che nell'antichità hanno interessato la zona costiera, ha prodotto una fascia sabbiosa che degrada con leggera acclività fino a - 10,00 m, per poi diminuire di spessore con notevole affioramento delle rocce.


Quadro vegetazionale
Lungo il versante montuoso, la vegetazione spontanea appare divisa in tre fasce: quella marittima dove prevalgono il carrubo e l'olivastro; quella collinare caratterizzata dal leccio; l'ultima, nelle zone più elevate, dove crescono l'ontano napoletano e il castagno.
Caratteristico della fascia costiera e di quella collinare è tuttavia un paesaggio agrario basato sulla costruzione di muri a secco di pietrame calcareo, che trattengono il suolo in situ creando sulle pendici delle colline e fino al mare una successione di terrazze di pochi metri di larghezza. Per evitare cedimenti dei terrazzamenti non vengono effettuate fresature o arature che comporterebbero la mobilizzazione di grandi quantità di terreno. Si procede solamente al taglio dell'erba infestante, tantopiù che nella maggior parte dei casi i terrazzamenti sono destinati a colture fisse: soprattutto limoni e viti e, nella zona precollinare di Ravello, olivi.
L'impossibilità di meccanizzare la maggior parte delle pratiche agricole si unisce alla stessa natura pedologica dei terrazzamenti, che si rivela di carattere chiaramente antropogenetico: raramente il terreno è in rapporto genetico con l'ossatura calcarea, e risulta essere stato accumulato insieme a parti di soprassuoli allogeni e a grosse quantità di inclusi lapidei, questi ultimi dovuti agli scassi in roccia effettuati per guadagnare superficie utile.
L'elevata parcellizzazione dei terreni, sommata alle difficoltà di coltivazione, è all'origine del progressivo abbandono che a sua volta facilita la crescita di una vegetazione spontanea (rovi) che impedisce ogni tipo di visibilità.
Pochi sono i terreni dedicati all'orticoltura (se ne trovano soprattutto nel tessuto dei centri urbani: qui il grado di visibilità è ottimo e il terreno di superficie è in rapporto con le stratigrafie inferiori) e ai seminativi. Questi sono diffusi soprattutto nella valle di Tramonti, dove la minore acclività dei pendii determina una maggiore presenza di terreni endogeni (anche in questo caso la visibilità archeologica varia in relazione allo stato di pulizia dei giardini).
Nelle zone montane dove la roccia non affiora prevale la coltivazione del castagno, da cui si ricavano sia frutti che pali da utilizzare nei vigneti. Questo impica la continua pulizia del sottobosco e il taglio a raso del ceduo, che mettono a giorno possibili evidenze archeologiche. Anche nelle zone occupate dal bosco spontaneo la presenza di specie arboree caratterizzate da una fase di quiescenza produce un buon grado di visibilità in determinati periodi dell'anno.
Estremamente interessante dal punto di vista vegetazionale è la Valle delle Ferriere, a nord dell'area urbana di Amalfi. Qui un microclima ad alto grado di umidità consente la crescita di due felci pantropicali - la Pteris Cretica e la Woodwardia Radicans - e di un fittissimo sottobosco. Per il suo valore naturalistico, nella valle è stata istituita una riserva naturale.

1 Plin. Epistole VI, 16.
2 Le evidenze archeologiche della costa mostrano i segni di questi fenomeni: ad Amalfi, residui anche consistenti di banchi cementati di detriti piroclastici conosciuti come "durece" sono visibili in numerosi punti della vallata e soprattutto nella sua parte centrale, dove è stata rinvenuta parte di una villa.
 
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