Pilot project for Cultural and Creative Industries Finance, Learning, Innovation and Patenting for Cultural and Creative Industries (FLIP for CCIs-2)
Workshop: 2.3 Requisiti per una rete di esperti, volontari e apprendisti per il Settore dei Beni Culturali
Meeting Zoom, 17 giugno 2021
Partecipanti
Stefania Monteverde, consigliera in FORM - Filarmonica Orchestra Regionale Marchigiana
Claudio Bocci, già Direttore Federculture e Presidente Associazione Cultura del viaggio
Filippo Gasperi, Sindaco di Gradara, promotore dell’accordo di valorizzazione per la gestione della rocca di Gradara
Tiziana Maffei, Direttrice Reggia di Caserta
Pietro Marcolini, Presidente ISTAO - Istituto Adriano Olivetti di Ancona
Patrizia Nardi, Responsabile tecnico-scientifica progetti UNESCO Rete della Grandi Macchine a spalla italiane, Esperta in valorizzazione del patrimonio culturale e candidature UNESCO
Luisella Pavan- Woolfe, Direttrice del Consiglio d'Europa Ufficio di Venezia
Enrico Pusceddu, Presidente dell’Associazione Internazionale della Città della Terra Cruda, Sindaco di Samassi (Sud Sardegna)
Florinda Saieva, Co-fondatrice Farm Cultural Park, Parco Culturale e Turistico Contemporaneo, Favara (AG)
Gilberto Santini, Direttore dell’AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali e del Consorzio Marche Spettacolo
Programma
Il workshop rientra nell’Obiettivo Specifico 2 della Ricerca Increas: “La creazione di una rete di esperti e di una comunità di pratica”.
Attraverso lo scambio di idee e di esperienze maturate in contesti diversi si propone un focus group sulla questione dei processi per la costruzione di reti nella valorizzazione del patrimonio culturale.
Quesito 1 - Reti di successo nella valorizzazione del patrimonio culturale: come fare?
Quesito 2 - Nella valorizzazione del patrimonio culturale progettare e gestire reti è una competenza necessaria: quali strategie e strumenti per un percorso formativo efficace?
Sulla necessità delle reti e delle connessioni per il successo dei risultati ormai l’evidenza conferma il dato di fatto. Sembrerebbe che non ci sia nulla da aggiungere. Tuttavia, occorre comprendere che cosa significa “saper fare rete”, quale competenza sia necessaria, come si insegna la capacità di gestire relazioni complesse e costruttive, come si misura la competenza in ottica di professionalità.
La mappatura delle reti di successo e dei sistemi di valorizzazione del patrimonio fondati sulle relazioni è lo strumento che può aiutare a comprendere quali competenze stimare per una professionalità efficace anche da questo punto di vista. Si profila sempre più la figura di un cultural manager capace di gestire e valorizzare attraverso il saper fare reti.
Discussione
- Saper fare rete significa attivare intelligenze connettive. Lo facciamo da anni con Ravello Lab (www.ravellolab.org) , occasione in cui si connettono intelligenze e territori. Proprio lì nacque il progetto delle Capitali Italiane della Cultura ripreso dal Ministero della Cultura. Dunque i luoghi del saper fare rete sono i luoghi di incontro e di scambio. Però occorre rafforzare la cultura della progettazione che colleghi le reti con i piani di gestione e i piani strategici. Federculture in Italia (www.federculture.it) è una grande rete nazionale di soggetti pubblici e privati che ha proprio questa mission: favorire progetti di rete per la valorizzazione del patrimonio culturale e stimolare il Ministero della Cultura a scelte politiche attenti ai bisogni del territorio, in un’ottica di governance partecipata (CB).
- Nell’ottica della rete a Gradara, www.roccadigradara.org , abbiamo promosso un accordo sulla Rocca di Gradara, primo monumento più visitato nelle Marche e patrimonio dello Stato, e il Comune, che si è assunto l’onere della gestione e valorizzazione. Una storia di rete tra enti pubblici, Ministero e Comune, per la valorizzazione del patrimonio può sembrare ovvia. Invece, è stato un risultato dopo anni di questioni sulle competenze e si è ottenuta grazie all’impegno di funzionari e politici illuminati che hanno superato il tema delle competenze normate per sviluppare progetti di rete più attenti ai bisogni delle comunità. Ed ora stiamo procedendo a costruire nuove reti per la valorizzazione del Parco di San Bartolo nelle Marche (www.parcodisanbartolo.it ). Sono storie che dimostrano che le reti nascono da una consapevolezza e una sensibilità che può maturare solo con la formazione adeguata (FG).
- La Reggia di Caserta ( https://www.reggiadicaserta.beniculturali.it) è un bene culturale di importanza internazionale, grande attrattore culturale, museo autonomo di prima fascia. Ed ha un ruolo di collante per tutta la realtà territoriale. Innanzitutto, è un volano produttivo e lavorativo grazie all’attivazione anche di cooperative sociali e solidali impegnate nella valorizzino della grande azienda agricola che circonda la Reggia, fino a impegnare cooperative di donne vittime della mafia. Fare rete non è solo tracciare itinerari ma costruire visioni e strategie condivise. Il turismo è solo un aspetto: conta di più costruire relazioni che rendono l’intero territorio più sviluppato (TM).
- Per sviluppare reti di qualità e durature occorre una formazione di alta specializzazione per sviluppare vocazioni umane e competenze tecniche molto elevate. Questo è l’impegno continuo dell’ISTAO (www.istao.it ), la scuola di alta formazione di cui sono presidente. Non c’è mai stato un periodo più ricco di questo, vista l’enorme mole di risorse messe in campo dall’Europa. Per attrezzare progetti adeguati occorrono competenze qualificate che sappiano guardare all’occupazione dei giovani, coinvolgere i capitali privati, collegare partnership pubblico/privato, organizzare ecosistemi di sviluppo. Queste sono le condizioni per reti durature (PM).
- Ho avuto l’onore e l’onore di costruire la Rete delle Grandi Macchine a Spalla, nata nel 2006 per promuovere e salvare un patrimonio culturale immateriale di enorme fascino e impatto sulle comunità. Non solo protocolli su carta, ma costruzioni di visioni per la salvaguardia come patrimoni immateriale Unesco. Eppure ancora si fa fatica a fare rete intorno al patrimonio immateriale che rappresenta la memoria identitaria delle comunità, molto tutelato dalla’Unesco e poco compreso dai governi. Oggi unisce 47 soggetti e cresce sempre di più (PN).
- La Convenzione di Faro ( https://www.coe.int/it/web/venice/rete-faro-italia) - adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 13 ottobre 2005 e aperta alla firma degli Stati membri a Faro (Portogallo) il 27 ottobre dello stesso anno. È entrata in vigore l'1 giugno 2011. In Italia è stata ratificata nel 2020 - ci incoraggia a promuovere reti sia locali sia più ampie per una comprensione più ampia del patrimonio culturale e della sua relazione con le comunità e la società. Lo scopo è proprio quello di attivare nelle comunità conoscenza, desiderio, interesse, investimenti, per la valorizzazione e promozione del patrimoni culturale. Serve una forte motivazione nella progettualità, anche e soprattutto dal basso, ma allo stesso tempo è necessario sostenere le reti con adeguate politiche legislative e di investimento. La “Rete Faro Italia”, su ispirazione del “Faro Convention Network”, è una piattaforma composta da comunità patrimoniali, istituzioni e associazioni italiane che collaborano insieme in linea con i principi e i criteri della Convenzione di Faro. La Rete lavora per identificare attività e buone pratiche comuni, conduce workshop e sostiene gli sforzi dei membri nell'affrontare le sfide legate al settore del patrimonio culturale (LPW).
- Abbiamo scoperto un patrimonio disperso in Italia e in tutto il mondo, le case di terra cruda, simbolo di civiltà destinate alla scomparsa per fare posto a nuovi progetti di edificazione. Abbiamo costituito una grande rete internazionale di soggetti pubblici - oltre 50 comuni italia www.terracruda.org - , per la salvaguardia e la valorizzazione di un patrimonio materiale e immateriale che era simbolo di povertà e oggi è stimolo alla sostenibilità, all’economia Green, alla rigenerazione urbana. Il 40% della popolazione mondiale vive ancora nelle case di terra cruda. Alcuni di questi patrimoni sono tutelati dalle soprintendenze. È un progetto di rete di grande valore che chiede tante energie per coprogettare insieme (EP).
- A Favara in Sicilia ho voluto fare di un luogo culturale privato uno spazio che aggrega e mette insieme le persone, un progetto di rigenerazione urbana che è diventato Farm Cultural Park (https://www.farmculturalpark.com/). In un ambiente povero di stimoli, abbiamo costituito un’impresa culturale per investire su progetti culturali, laboratori artistici e artigianali, imprese sociali. La difficoltà maggiore è stata fare rete con il sistema pubblico e le amministrazioni. Invece, tante connessioni si sono create con i privati, investitori, imprese locali che hanno visto nel progetto una via di sviluppo per la rigenerazione urbana sostenibile e aperta alle nuove generazioni (FS).
- Nelle Marche il Consorzio Marche Spettacolo ( www.marchespettacolo.it )rappresenta una rete (nata 11 anni fa) che mette insieme 47 imprese marchigiane dello spettacolo. Una realtà particolarmente importante perché capace di costruire progettualità integrata nei confronti dei progetti europei, formazione condivisa, diffusione del patrimonio. Un’altra storia di rete molto importante è l’ AMAT (www.amatmarche.it) che da oltre 20 anni unisce tante realtà pubbliche e private nelle Marche per la produzione e distribuzione di spettacoli. Non è semplice restare uniti: sembrano continuamente emergere spinte disgregatrici, soprattutto politiche. È importante che la rete non sia tenuta insieme solo dall’interesse, ma dalla passione nello stare insieme anche nella libertà di spazi creativi autonomi (GS).